#169 Natale a casa Musk
1) Se pensate che la vostra famiglia sia strana e che le feste lo dimostrino, consolatevi pensando a quella dell'uomo più ricco del mondo 2) Muskeide 3) Hanno vinto i ricchi Show
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Prologo
In vista delle presidenziali americane avevo proposto al mio capo di scrivere di Musk. Della sua radicalizzazione politica. Della forte scommessa che aveva fatto su Trump. Del ruolo comunque importante che avrebbe avuto, in caso di vittoria come di sconfitta. Non se n’era fatto di niente, perché per andare a vedere avremo speso un sacco di soldi e perché comunque avevamo già un’infinità di pezzi sulle elezioni. Così, come premio di consolazione, qualche settimana fa sempre il mio capo mi ha detto: vuoi immaginare un Natale a casa Musk? L’abbiamo fatto in questa copertina del Venerdì e mi sono molto divertito. Spero anche voi.
SOTTO L’ALBERO DI ELON
Dal servizio di copertina del Venerdì, sempre sia lodato! L’incipit:
Se siete in ansia già all’idea del pranzo del 25, consolatevi pensando al Natale in casa Musk. Undici figli, da zero a vent’anni. Di cui una, dopo aver cambiato sesso, ha cambiato anche il cognome pur di non essere associata al padre. Le loro tre madri, due delle quali hanno sfornato i pargoli quasi in contemporanea. Se poi venisse anche nonno Errol, con i due figli avuti dalla seconda moglie e gli altri due dalla figlia di lei, bisognerebbe allungare la tavola. Badando bene e metterlo a distanza di sicurezza da Maye, sua ex e madre di Elon che, a cinque anni, la difese proprio da un’aggressione di papà, ribattezzato «il maiale» dagli amici di lei. Per non dire degli aspetti pratici. Tipo chiedere «X Æ A-Xii, mi passi il sale?». O convincere la treenne Exa Dark Sideræl («Una piccola ingegnera. Molto strana» assicura mammà) a finire la pappa. Quando non a spergiurare a Damian, diventato vegetariano a otto anni («Voglio ridurre la mia impronta carbonica») che quelle uova sono state deposte da galline allevate a terra con Mozart in sottofondo. «La poltrona non è mai tanto soffice, lo studio tanto caldo e la prospettiva del pasto serale tanto certa come quando si legge del gulag» scrive Martin Amis in Koba il Terribile, il suo libro su Stalin. Ecco, dopo aver immaginato il desco texano dell’uomo più ricco (e, ormai, il secondo più potente) del mondo, forse comincerete a guardare vostra suocera con occhi nuovi, riderete di gusto alle altrimenti rancide barzellette patriarcali del cognato e amerete quel nipote truzzissimo come mai prima. Per dire che Elon, alla fine, ha fatto anche cose buone.
PARANOIA E COMPOUND
Musk è mister disruption, produce cambiamenti dirompenti. Generalmente alimentati da altrettante paranoie. Ha reinventato l’industria automobilistica puntando sull’elettrico certo che il petrolio stesse finendo. Quella aerospaziale per la ferma convinzione che la Terra sia ecologicamente condannata e ci fosse da preparare un’alternativa multiplanetaria. Era prevedibile, quindi, che – ossessionato com’è dalla denatalità, seconda minaccia esistenziale della sua classifica dopo l’intelligenza artificiale, nonostante le smentite dell’ecumene dei demografi – rivoluzionasse anche il concetto di famiglia. Allargandolo a dismisura. Sia fronte compagne che prole. Trasformandone la geometria da “variabile” (che viviamo in tanti) a “non euclidea”, dove le sue più fondative leggi saltano. Per cui se prima da un punto esterno a una retta passava una sola parallela, ora ne possono passare infinite. Come le potenziali genitrici dei suoi prossimi figli. Ma intanto familiarizziamo con l’ipotetica reunion natalizia.
A cominciare dalla location. Sì perché l’uomo, che quattro anni fa aveva venduto tutte le case per sistemarsi in una specie di prefabbricato in affitto vicino alla sede di Tesla, adesso ci ha ripensato. E vorrebbe riunire l’harem in un compound a prova di tutto. Il cui pezzo principale consterebbe di «una magione da 1300 metri quadrati che assomiglia a una villa toscana trapiantata a Austin, Texas» scrive il New York Times in uno scoop molto documentato che il magnate non conferma. Alle spalle del quale sorge un’altra reggia con sei camere da letto per un costo complessivo di 35 milioni di dollari, stando a documenti pubblici visionati dal giornale. Mentre Elon forse continuerebbe a abitare in una terza casa, a una decina di minuti a piedi da lì. Un assetto che gli permetterebbe di continuare a occuparsi delle sue sei creature aziendali e delle altre biologiche. Sempre che le ex accettino. Il che non è affatto scontato.
GIGACAPISTALISTA-IN-CHIEF
Di Musk ho scritto moltissimo. Da ultimo, una selezione.
HANNO VINTO I RICCHI-SHOW
Al festival pazza Idea di Cagliari ho fatto la prima di uno spettacolino che spero di portare in giro per l’Italia (anzi, se avete suggerimenti di teatri/spazi che potrebbero essere interessati, suggeritemeli). Siccome è Natale, ve lo regalo. Ma voi regalate il libro a qualcuno cui volete bene e che non è intenzionato ad arrendersi al fatto che le cose vanno così e non possono che andare così.
Epilogo
Il mio amico Raffaele Oriani, instancabile denunciatore del genocidio a Gaza, bacchetta sistematicamente l’abitudine dei giornali italiani di relegare in fondo, spesso introdotta con la sbrigativa formula “intanto”, l’ennesima strage di donne e bambini. È quel che faccio talvolta anch’io, qui, perché sono molto più rinunciatario di lui. Che ci ha anche scritto un libro. Leggetelo. Intanto, Buon Natale!