#75 La sinistra Loachomsky
Storia di una serata romana che doveva essere una sorta di left pride ma poi non è andata secondo i piani; i ragazzi del Cinema America
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UNA SERATA DIMEZZATA
Succede che, a cinque giorni dalle elezioni, l’associazione Piccolo America organizzi una serata che ha il sapore del simbolo: un incontro, prima assoluta, tra Noam Chomsky e Ken Loach. Due icone della sinistra planetaria che, rispondendo all’invito di un gruppo di ventenni intraprendenti, accettano di dialogare via Zoom, o chi per lui. Quale migliore occasione per raccontare la sinistra che, a dispetto dei sondaggi, non si arrende e si ritrova. L’evento fa subito il pienone. Intervisto Valerio Carocci, l’anima della festa, e mi preparo a raccontare il trionfo di un gruppo di ragazzi molto motivati. Quando, come a volte accade, la realtà mette i bastoni tra le ruote alle aspettative, dirottandole senza pietà. Un estratto dalla cronaca di quella serata, in integrale sul Venerdì in edicola:
Già, che cosa pensano queste trecento persone che si sono gettate come piranha sui biglietti dell'evento, andati esauriti in un quarto d'ora dalla pubblicazione online? Sondo gli umori nell'affollatissimo foyer che, se non a cellula resistenziale, si candida a diventare un cluster Covid. Per Leonardo e Giovanni, studenti di giornalismo di 22 e 23 anni, la sinistra ha sbagliato comunicazione e i manifesti di Letta si prestavano troppo a diventare meme contro di lui. Sì, ma nella sostanza? «Non sono riusciti a denunciare Berlusconi come il finto nuovo né a spiegare che la flat tax danneggia gli operai». Quali battaglie dovrebbe fare il Pd non riescono a dirlo, ma voteranno Si/Verdi e forse Possibile. Federico, prof universitario di filosofia in pensione, ha un repertorio più classico: «La sinistra ha abbandonato i suoi interlocutori naturali. Si è affezionata al governo. E Letta è un lacché della Nato mentre, quando ero nel Pci io, chiedevamo di uscirne. Detto questo il momento è troppo tragico e il richiamo della foresta troppo forte: voterò comunque Pd». Paolo, cinquantottenne dipendente pubblico, accusa la sinistra di aver consentito che le tv commerciali «spegnessero il cervello degli italiani» e di aver trascurato l'ambiente. Nicolò Scarano, trentenne che si occupa di comunicazione, è qui per «l'evento culturale», non per il rassemblement della sinistra irriducibile. Anzi: non crede proprio che il pienone sia merito solo loro: «Sono ragazzi che abitano in centro, non i poveri che la sinistra ha dimenticato e fatto allontanare». Samantha, studentessa e lavoratrice, pensa già al dopo: «Se davvero dopo Letta viene Bonaccini il Pd sparisce. Come fanno a non capire? I 5s, facendo la sinistra, crescono». C’è anche un drappello di amici che è stata a sentire un dibattito tra Fabrizio Barca e Lucio Caracciolo non lontano da qui. Voterebbero di corsa il Pd se avesse candidato l’ex ministro e animatore del Forum disuguaglianze, ma non avendolo fatto, per la prima volta in vita loro, su otto sette sono ancora indecisi su chi votare e c’è chi vagheggia di “astensione motivata”, una maniera un po’ dadaista di mettere a verbale la propria insoddisfazione rispetto all’offerta politica. E uno racconta di Federica Mazzoni, prima segretaria Pd a Bologna, che ha trovato un partito con 3,8 milioni di euro di buco per una certa larghezza tra emolumenti e autisti personali (“E quello doveva essere il meglio dei democratici, si rende conto?”).
Sì perché, per problemi tecnici, il grande linguista non è riuscito a connettersi, quindi a dialogare col grande regista. E la serata ha preso tutto un altro corso.
I RAGAZZI CHE FECERO L’IMPRESA
L’inconveniente tecnico non toglie niente agli ampi meriti di questi ragazzi che, partendo dall’occupazione di un cinema sul viale del tramonto hanno inventato le arene gratuite all’aperto e poi rivitalizzato una sala in declino per trasformarla in quella con più spettatori d’Italia. Di seguito un pezzo del ritratto che feci di questo collettivo qualche anno fa:
Ma partiamo dal ventisettenne Valerio Carocci. Barbetta e capelli corti e neri, una passione per le sneakers e tre pilastri: «La famiglia, lo scoutismo e la nonna». I genitori di sinistra, docenti al liceo, hanno insegnato a lui e sorella (laureanda in filosofia, membro del gruppo) a «riflettere». Di Baden-Powell, il fondatore degli scout, cita la massima «Lasciate i posti meglio di come li avete trovati». E la nonna è Mirella D’Arcangeli, già assessore alla sanità nella giunta comunista Vetere, con Renato Nicolini alla cultura: «Mi ha fatto amare la politica». A riprova dell’eternità dei problemi della metropoli mi mostra un incantevole spot da lei commissionato con Falcão, Conti, Pruzzo e altri della Roma anni 80 che fanno a gara per tirare una lattina in un cassonetto. Segue riassunto estremo di come questo ragazzo che al cinema andava ogni morte di papa solo per vedere blockbuster tipo Spiderman sia diventato uno che Sorrentino, Garrone e Bertolucci chiamano sul cellulare per mettersi d’accordo su quando venire a presentare i loro film in piazza e che ora è tra i selezionatori della Festa del cinema. Nel 2011 Valerio, nato e cresciuto nella periferia di Colle Aniene, è rappresentante d’istituto al liceo Cavour, vicino al Colosseo. Fonda il gruppo Studenti in centro. In polemica con la ministra Gelmini che ha disposto la chiusura pomeridiana delle scuole, mappano online i luoghi pubblici inutilizzati (romabbandonata.org). Perlopiù caserme e cinema. Individuano una sala storica a Trastevere. Col sostegno dei residenti occupano l’America alla fine del 2012. Ci allestiscono un’aula studio aperta tutto il giorno, tutti i giorni. Di cinema sanno pochino, ma visto che c’è uno schermo e tante poltrone cominciano a usarli. La rottura con l’ala più movimentista si consuma quando Valerio non si oppone alle perquisizioni anti-spaccio della polizia («pagavamo anche le bollette dell’Acea e del telefono»). Nel settembre 2014 il cinema viene sgomberato: i proprietari vogliono demolire e fare appartamenti e parcheggi. Organizzano un’arena estiva nella vicina piazza, pagando 10 mila euro di occupazione di suolo pubblico. Gran successo. Il ministro della cultura Franceschini interviene in loro favore, mettendo un vincolo sulla destinazione dell’America. Seguono contenziosi legali. Luca Bergamo, vice della Raggi, chiede che partecipino al bando per l’Estate Romana. Carocci non ci sta: «Noi non chiediamo soldi, quindi basta pagare il suolo pubblico». Niente da fare. Si spostano nel cortile del vicino liceo Kennedy. Il bando va deserto. Bergamo torna a Canossa e dall’anno successivo non solo l’America torna a San Cosimato ma nel frattempo ha ottenuto un’arena alla Cervelletta, zona Tor Sapienza, e un’altra al Porto di Ostia, in un bene confiscato.
GIGACAPITALISTI SHOW
Al Festival della mente di Sarzana ho provato a forzare un po’ il format della presentazione di Gigacapitalisti, in versione recitativa. Proverò ancora.
Epilogo
Stasera al festival di Internazionale di Ferrara ne discuto con Francesca Bria. Domani sera a Faenza il Meeting degli indipendenti mi dà addirittura il premio “libro indipendente” dell’anno (grazie!). Infine domenica discuterò sempre di Gigacapitalisti al Memoria Festival di Mirandola.