#35 Si può "modellare" il mondo?
Incendi, pandemie, finanza: quasi tutto si può tradurre in modelli matematici. Che funzionano benissimo per le cose inanimate, molto meno per quelle umane; Nel paese del Re pescatore; Goliath
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Prologo
C’è una celeberrima frase del premio Nobel per la fisica Niels Bohr che troppo spesso va dimenticata da chi la confonde con una tautologia: «È molto difficile fare previsioni, soprattutto sul futuro>. Una cosa è avere a che fare con una mela che cade dal ramo, Newton docet. Totalmente altra cosa è provare a capire prima come si comporterà un essere umano. Che, come il bisonte di De Gregori, non ha la strada segnata e può scartare in ogni momento.
ATTENZIONE, RISCHIO ROGHI!
Kettle è un software in grado di prevedere le zone dove è più probabile che si verificheranno incendi. Perché nessuno può sapere se e dove qualcuno butterà un mozzicone di sigaretta ma tutti sanno quali sono le precondizioni per cui un piccolo rogo diventi un mega-incendio: clima secco, vegetazione non curata, direzione del vento e sua velocità. Per quelle, come scrivo nell’ultima Galapagos, basterebbe monitorare il meteo e le immagini satellitari che ogni singolo giorno partorisce. Peccato che poi in Sicilia, di cui ho scritto l’anno scorso, i governanti regionali sanno in anticipo i giorni in cui i piromani appiccano il fuoco perché aspettano sempre il favorevole scirocco. Conoscono tendenzialmente anche i luoghi più gettonati. Eppure, oltre che stracciarsi le vesti di anno in anno, fanno poco o niente per evitarlo. La famosa variabile umana.
LA PANDEMIA E L’AGENTE INDIVIDUALE
All’inizio della pandemia abbiamo tutti fatto un corso accelerato di modelli previsionali. Ne avevo parlato con Andrea Pugliese, ordinario di analisi matematica a Trento e decano dei modellisti italiani:
E i modelli italiani che dicono?
«Intanto sono modelli ad agente individuale che, rispetto a quelli matematici standard, a equazioni differenziali, che danno un tasso d'attacco finale (il numero dei contagiati) più pesante disconoscendo la varietà dei comportamenti, hanno una struttura più complessa».
In pratica in cosa consistono?
«Beh, si ricrea al computer una specie di replica digital-statistica della popolazione italiana composta di tot famiglie, scuole, luoghi di lavoro, mezzi di trasporto e si fanno inferenze sui possibili comportamenti del campione. Tipo: quanti contatti in meno posso ottenere se chiudo le scuole? Tenendo conto però del fatto che, se non sono in aula, i ragazzi si raduneranno da qualche altra parte. E se chiudo le fabbriche? Gli uffici? E così via».
Dati che prendete dove, dall'Istat?
«Anche, certo. Com'è ovvio non è una raccolta che si fa da un momento all'altro. Il gruppo della Fbk, al quale ho in passato collaborato, ci lavora da oltre dieci anni, da quando mise in piedi il piano pre-pandemico per l'influenza aviaria. Capire come sono composte le famiglie è semplice, molto meno la diversa suscettibilità al contagio per classe di età. Nel senso che l'influenza la prendono di più i bambini perché hanno una scarsa esperienza immunitaria, mentre per il coronavirus nessuno ha esperienza immunitaria»
Il modello si chiama "ad agente individuale" ma immagino che non ci mettiate dentro i dati desunti dai comportamenti dei singoli, o no?
«No, ma estraiamo delle tendenze da casi reali. Tipo: x è stato infettato da y e poi quante persone ha infettato? Quanto tempo è passato? Ha trasmesso l'infezione sono quando era sintomatico? Noi pesiamo statisticamente tutti questi parametri. Le prime stime fatte in Cina sull'intervallo seriale, ovvero dopo quanti giorni in media un infettato ne infetta un altro, si basano sull'analisi di sei casi. A cose normali sono pochi, ma non siamo in tempi normali: la statistica è la scienza dei grandi numeri, ma qui ci si accontenta di quel che si trova. Un caso interessantissimo, nella sua drammaticità, è stato quello della Diamond Princess, la nave lasciata in quarantena davanti alle coste del Giappone. Lì si è potuto vedere, come in laboratorio, come si sviluppava l'epidemia lasciata progredire da sola. Nel frattempo però, e questo è un assurdo etico, delle persone sono morte».
LA FINANZA E IL CONCETTO DI CORRELAZIONE
I quant (abbreviazione per chi si occupa di analisi quantitativa della finanza) sono da tempo i nuovi padroni della borsa. Ovvero coloro che, costruendo sofisticatissimi sistemi matematici, provano a prevedere come si comporterà il mercato. Emmanuel Derman, significativamente ribattezzato “l’Einstein di Wall Street”, mi aveva messo in guardia da questa hybris perché gli umani non sottostanno alle leggi della fisica newtoniana. E aveva spiegato bene un concetto chiave:
Prima di procedere vi chiedo un piccolo supplemento di pazienza per comprendere, nell'esempio di Felix Salmon, il concetto di «correlazione». Immaginatevi Alice, di sei anni. Mettiamo che abbia le stesse probabilità, il 5 per cento, che i suoi genitori divorzino entro l'anno; di prendere i pidocchi; di vedere cadere la maestra su una buccia di banana. Titoli che scommettessero sul realizzarsi di questi eventi avrebbero più o meno lo stesso prezzo. Ma se volessimo quantificare in che misura il loro accadere possa influire sulla probabilità che succedano anche alla compagna di banco Britney? Il divorzio dei genitori di una non rileva su quello dei genitori dell'altra (correlazione 0). I pidocchi però sì (correlazione 0,50, ovvero 50 per cento di probabilità). Se addirittura una vede scivolare l'insegnante, l'altra che le siede accanto avrà quasi le stesse chance (correlazione 1). Calcolare le probabilità che lo stesso evento, con correlazioni così disparate, capiti a due o più persone è ciò che la copula di Li prometteva. Forti di questo modello la banche d'affari potevano prezzare molto più rapidamente sia i Credit default swap (Cds), derivati sul rischio di fallimento di un credito, sia le Collateralized debt obligation (Cdo), ovvero i pacchetti obbligazionari che contenevano grosse quantità di mutui. Il risultato è che si è passati dai 920 miliardi di dollari di Cds scambiati nel 2001 ai 62 trilioni del 2007. Mentre 275 miliardi di Cdo negoziati nel 2000 sono diventati 4,7 trilioni nel 2006. Il Big Bang di Li. Con le schegge di quei titoli tossici che ancora infestano l'ecosistema finanziario.
UN METEO MODELLO
A Reading, in Inghilterra, ha sede lo European Center for Medium Range Weather Forecast (Ecmwf), il più avanzato centro di previsioni meteo al mondo (sì, più avanzato degli americani). I loro supercomputer ogni giorno, più volte al giorno, digeriscono e analizzano un centinaio di gigabyte di dati che provengono da satelliti, radar, palloni aerostatici, aerei, navi e una spaventosa quantità di altri sensori disseminati per il pianeta. Per poi produrre previsioni. Cose che mi avevano spiegato:
Tim Hewson, un inglese alto e dinoccolato, è il principal scientist di questo consesso internazionale di 360 intelligenze che, dopo arduo concorso, si sono accasati qui dai 22 Paesi europei che ne finanziano il budget da 80 milioni di euro all’anno. «Se si tratta di rispondere alla domanda secco-soleggiato o piovoso-nuvoloso» esordisce «direi che sulle previsioni fino a 7-8 giorni siamo ormai a un tasso di attendibilità dell’80 per cento». Che cambia però col livello di risoluzione. Perché il cielo, ai loro fini, è una scacchiera di tanti quadrati da 18 chilometri di lato. Beccare che tempo farà al loro interno è una sfida, ma senz’altro inferiore rispetto a stabilire quel che succederà nelle centinaia di metri che ci stanno esattamente sopra la testa. «Se si passa dal livello del quadrato a quello puntuale» dice Hewson «il tasso di probabilità precipita da 80-90 a 40-50 per cento». Quello del lancio di una monetina. Ma le app, in tutto questo?«I loro risultati sono suscettibili a tre ordini di fattori: i dati che usano (i nostri, quelli americani del Global Forecast System o altri ancora); l’elaborazione informatica che ci fanno sopra; la scelta di termini o pittogrammi con cui riassumono il tutto». Perché, alla fine, a un povero cristo serve solo una risposta: ombrello o no? «E se i risultati dicono probabilità di precipitazioni del 40 per cento è il caso di mettere l’icona della pioggia? Il più delle volte mi sembra che la loro risposta sia sì».Lo chiamano wet bias, la preferenza per l’umido, di cui è largamente accusata, ad esempio, la popolarissima app della Bbc rispetto ai vari concorrenti britannici, compreso l’autorevole Met Service. E lì non c’entra la statistica ma la psicologia: perché si dà per scontato che un utente si arrabbi molto di più se si è bagnato perché nessuno l’aveva avvertito rispetto al piccolo fastidio di essersi dovuto portare dietro un k-way invano. A scanso di equivoci, tuttavia, Hewson app non ne usa. Ma per non risultare troppo snob confessa di aver scaricato sullo smartphone (qui sono immuni all’obsolescenza programmata e va ancora l’iPhone 4 e altri modelli tendenti al modernariato) Yr.no, applicazione norvegese «che fa una buona elaborazione propria».
DA LEGGERE: NEL PAESE DEL RE PESCATORE
La mia memoria non è più quella di una volta ma ancora ricordo il menu del numero prima. Quindi lo so di aver già consigliato Joan Didion ma Nel paese del Re pescatore (il Saggiatore) è un altro libro. E a proposito dell’imprevedibilità dei comportamenti umani l’incipit del pezzo su Patricia Hearst, rampolla della famiglia miliardaria, è un bel caso di specie:
Sono i dettagli a tornare subito in mente. Nelle prime ore della sera del 4 febbraio 1974, nel duplex al 2603 di Benvenue a Berkeley, Patricia Campbell Hearst, diciannove anni, studentessa universitaria di storia dell’arte e nipote del defunto William Randolph Hearst indossò un accappatoio in spugna blu, scaldò una latta di noodles in brodo di pollo e preparò panini al tonno per sé e per il suo fidanzato, Steven Weed; guardò Mission Impossible e Il mago alla televisione; lavò i piatti; si mise a studiare, ma il campanello suonò; fu portata via con una pistola puntata alla tempia e tenuta bendata per i successivi cinquantasette giorni da tre uomini e cinque donne che si dissero membri dell’Esercito di liberazione simbionese. A partire dal cinquantottesimo giorno, quando accettò di unirsi ai sequestratori e fu fotografata di fronte a una bandiera con il cobra dell’Els e un fucile M-1 mozzato, e fino al 18 settembre 1975, giorno del suo arresto a San Francisco, Patricia Campbell Hearst prese parte attiva alle rapine della Hibernia Bank di San Francisco e della Crocker National Bank fuori Sacramento, sparò alla cieca sul Crenshaw Boulevard di Los Angeles per coprire un compagno arrestato per furto; partecipò, o comunque assistette, a una serie di furti e attentati meno noti che in seguito avrebbe definito «azioni» o «operazioni». Al processo per la rapina alla Hibernia Bank, celebrato a San Francisco, Patricia Hearst si presentò con le unghie dipinte di bianco ghiaccio e mostrò alla giuria come caricare manualmente la carabina M-1. Durante un test psichiatrico somministratole durante la detenzione completò l’affermazione «La maggior parte degli uomini…» con «… sono rottinculo». Sette anni dopo viveva con la guardia del corpo che aveva sposato, la figlia piccola e due pastori tedeschi «in una casa in stile spagnolo attrezzata con il miglior sistema di sicurezza elettronico disponibile sul mercato», si diceva «più vecchia e più saggia» e dedicava la propria versione degli eventi, In gran segreto, a «mamma e papà».
DA VEDERE: GOLIATH
Quarta stagione di Goliath (Prime Video) dove lo strapazzato avvocato Billy McBride, che sembrava morto ma non lo era, torna in campo contro un’azienda responsabile dell’epidemia di oppioidi. Impossibile non volergli bene, a lui e alle sue ferite.
DA SENTIRE: BUFFALO BILL
“Tra bufalo e locomotiva la differenza salta agli occhi:
La locomotiva ha la strada segnata,
Il bufalo può scartare di lato e cadere”.
Epilogo
L’unica previsione facile sul futuro del lavoro, basandosi sulle tendenze recenti, è che avrà meno diritti di quelli di oggi, che già ne hanno meno di quelli di ieri. Di questo, per chi fosse a Modena, discuteremo oggi pomeriggio in un’assemblea pubblica ospitata da DIG, un bel festival di giornalismo. Siete tutti invitati.
P.S.
Mi felicito con il mio amico Mattia Carratello, editor di talento, che ha vinto il Globo d’Oro per la colonna sonora, scritta con Stefano Ratchev, per il film “Padrenostro”. A lui anche il premio Doppia Vita 2021, assegnato da questa giuria uninominale.