#3 Più finanza per tutti
La poetessa modella; appesi a un Ciampolillo; l'incredibile caso di Gamestop; Walter Siti e le finte recensioni di Fran Lebowitz; gli yakuza sentimentali
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Prologo
Non ci tengo particolarmente a coltivare la mia minuscola fama di bastian contrario, però... Vedo Amanda Gorman, scintillante ventiduenne che pronuncia in maniera così precisa e convincente i suoi versi per l'inaugurazione di Joe Biden, e segnalo la splendida performance alla mia famiglia allargata. Già a sera però scopro che la giovane, tutta vestita Prada (2800 dollari il cappottino giallo, 255 la fascetta rossa per i capelli), di quella marca era una specie di influencer essendo già stata ospite di un paio di sfilate con tanto di foto in compagnia della stilista Miuccia. Il che, per la considerazione che ho per i poeti, mi ha intristito (vi immaginate Constantinos Kavafis, quello di "Se non puoi la vita che desideri/cerca almeno questo/per quanto sta in te: non sciuparla/nel troppo commercio con la gente/con troppe parole in un viavai frenetico", a una sfilata?). La ragazza ha fatto Harvard, tutto le sta andando benone: c'era bisogno di far concorrenza alla Ferragni? Una parte della famiglia allargata mi ha dato del moralista (ma la figlioccia, splendida materialista storica sedicenne, mi ha difeso). Poi, il giorno dopo, ho scoperto che è stata addirittura ingaggiata da una celebre agenzie di modelle. Sto invecchiando male io?
APPESI A UN CIAMPOLILLO?
Sul fronte domestico ha svettato invece il senatore Lello Ciampolillo. Il nome del Carneade grillino, sorprendentemente, mi diceva qualcosa. Me l'avevano citato occupandomi di Xylella, lo scempio degli ulivi salentini largamente favorito dal pensiero magico di gente come lui, grande fan di uno speciale sapone con cui lavare le piante. E qualcun altro ne aveva menzionato quand'ero tornato da quelle parti per constatare il mancato disastro ambientale che lui e altri erano sicuri sarebbe stato causato dal gasdotto Tap. A suo modo è coerente: sempre, strenuamente, dalla parte delle fregnacce a km zero. Intervistato all'indomani del suo salvifico voto in extremis ha detto che non avrebbe disdegnato il ministero dell'agricoltura. Eccerto. Poi ha assicurato anche che non farà il vaccino. Ma non è tanto un no vax, quanto un free vax.
PIÙ FINANZA PER TUTTI
Il titolo alternativo del pezzo sul Venerdì di questa settimana è Più finanza per tutti. Nasce dall’aver notato un'anomala concentrazione di spot, soprattutto a dicembre in zona tg della sera, di banche assai tecnologiche e soprattutto di una app per investire il proprio denaro che difficilmente, ancora un anno fa, avrebbe osato fare pubblicità nel prime time. Che qualcosa di profondo stesse cambiando nelle sonnacchiose abitudini di risparmio degli italiani? I nostri connazionali si sono stancati di tenere i soldi nei conti correnti? La risposta breve è sì: a quanto pare, con la pandemia, si è cominciato a fare la spesa su Amazon, andare al cinema su Netflix e investire su varie piattaforme.
Per come la racconta Alessandro Foti, ad di Fineco, il momento esige una strategia un po' meno casuale di quella che gli italiani hanno avuto sin qui:
Per come la vede lui, lasciare denaro sul conto è un delitto: «L’Istat sottostima l’inflazione. E il mondo, nel suo complesso, non può che crescere. Basta guardare l’andamento del MSCI World, un indice rappresentativo di tutte le borse. Che con la crisi del 2000 ha perso il 50 per cento, con quella del 2008 il 40 ma, negli ultimi vent’anni, ha comunque guadagnato il 600 per cento. Se di due fratelli uno ci avesse messo 100 euro e l’altro li avesse lasciati sul conto, il primo oggi ne avrebbe 700, il secondo 66. Tra i due chi vorreste essere?».
Messa così non c'è partita, anche se vale sempre la pena di ricordare che non esistono investimenti senza rischio (il vostro rubrichista qui presente, nel pieno del boom della new economy ci puntò tutte le sue giovanili fiche per poi perdere circa il 92 per cento. Giusto come modesto reality check).
SARDINE CONTRO BALENE IN DIFESA DI GAMESTOP
Come quasi tutti i pezzi del Venerdì anche quello sulla democratizzazione finanziaria è stato pensato e scritto varie settimane prima del suo arrivo in pagina. Però, in uno strano caso di sincronicità, ad accompagnare l'uscita è arrivato un caso di cronaca che racconto in Finalmente è Venerdì. Ovvero l'incredibile storia di Gamestop, catena di negozi di videogiochi in avanzato stato di declino, contro cui si era avventato un gruppo di short seller, ovvero quei professionisti che prenotano azioni allo scoperto scommettendo che il loro prezzo andrà giù per guadagnare sulla differenza. Il più delle volte vincono loro, le balene di Wall Street. Stavolta però una quantità di piccoli e piccolissimi investitori, ritrovatisi su un gruppo di discussione Reddit, hanno orchestrato una resistenza e, come banchi di sardine, hanno cominciato a comprare le azioni sotto attacco. Risultato: il valore delle azioni è sestuplicato in una settimana e gli speculatori hanno perso una barca di soldi. È un lieto fine? O almeno l'inizio di un nuovo equilibrio di poteri a Wall Street? Di certo il caso ha già fatto scuola.
UN LIBRO IN CINQUE FRASI
Sempre in tema un romanzo piuttosto straordinario, e terribilmente realistico nonostante sia fiction, è Resistere non serve a niente di Walter Siti (Rizzoli, 2012).
Il denaro per l’infinità di cose in cui riesce a trasformarsi (“divinità che congiunge gli impossibili e li costringe a baciarsi” lo definisce Shakespeare nel Timone d’Atene).
«Il mondo è in debito con se stesso e noi ci prendiamo la percentuale.»
Metti che ci sia in Uganda una preziosa miniera di tantalite, la cui polvere fa venire il cancro; tu finanzi una ruvida protesta degli ambientalisti, ci sono dei morti e la miniera viene chiusa dalle autorità; dopo un anno, in mancanza di alternative e sfumata l’attenzione dei media, il governo ordina di riaprirla sparando sugli oppositori. Tu ci hai guadagnato un botto con le opzioni, prima allungandoti e poi shortando; tutto sarà rubricato nella categoria degli “scontri tribali”. La cosa bella del tradare via schermo è che non le vedi nemmeno, le facce di quelli che stai fottendo.
Se un cliente ritiene di avere troppi rischi nel portafoglio e vuole rimediare, noi gli vendiamo un’assicurazione, cioè un’opzione sicura o un credit default swap; ma il rischio il nostro cliente può anche volerselo comprare, se è un investitore audace, e allora gli vendiamo un’obbligazione che in realtà è il famoso prodotto basato sui debiti.» «Quelli che i media chiamano tossici...» «Si fonda tutto sul calcolo delle probabilità nella breve e lunga durata, cioè è un processo stocastico (...) una variabile aleatoria dipendente dal tempo – e se lo disegno su un grafico assomiglia alle curve che un famoso botanico, Robert Brown, aveva ipotizzato per prevedere i movimenti del polline in un liquido. «Sarebbe quella faccenda del moto browniano?»
Siamo la vecchiaia del mondo, tutte le società in declino privilegiano la finanza – vedi la Spagna del secondo Cinquecento, l’Olanda tardo-seicentesca e l’Inghilterra vittoriana.
LE PERFIDE RECENSIONI DI FRAN LEBOWITZ
Torno eccezionalmente su quel fenomeno di Fran Lebowitz perché un'amica a sua volta tenutaria di una bella newsletter sull’Asia mi segnala un pezzo del New Yorker che prova a immaginare sue stroncature a prodotti Amazon. Alcuni esempi:
Di un sale aromatizzato all'aglio: «Siamo davvero così pigri? Non possiamo affettare l'aglio? Il sale è già un aroma, lo capite? Stiamo aromatizzando un aroma».
Di uno zerbino con scritto benvenuti: «Non mi piacciono gli zerbini con scritto benvenuti. Alimentano un'aspettativa che l’ospite sia davvero benvenuto, il che non è sempre vero. Invece di "benvenuti" dovrebbe dire "Ok, d'accordo, tu sei qui e ci sono anch'io, facciamoci pace". E forse dovrebbe essercene un altro sull'uscita che dice "Vedi? Era davvero necessario? Penso che una telefonata sarebbe stata più che sufficiente"».
Di una betoniera portatile: «Grazie al cielo è portatile. per quando ho bisogno di miscelare il cemento e sono in giro!».
Di un metal detector: «Se vedete un adulto che usa un metal detector allora capite che qualcosa è andato tremendamente storto. Lui ha perso qualcosa. E dico lui perché non vedete mai una donna con un metal detector, è sempre un uomo. E allora ha perso una di queste due cose. La vera nuziale o, più probabilmente, la testa».
Di una batteria con cinque tamburi: «Non dovrebbero essere le persone che l'han comprata a recensirla. Dovrebbero esser il loro vicini. Quella sarebbe una recensione onesta».
Per un consiglio di cose da vedere, invece, non è male Giri/Haji, su gangster giapponesi con un cuore grande, sotto sotto. Su Netflix.
LOVE SONGS
Abbiamo iniziato con una poetessa, finiamo con un poeta, Jacques Prévert cantato da Yves Montand. La canzone si chiama Sanguine.
Epilogo
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Buon fine settimana, alla prossima e ricordatevi l’unico consiglio che il grande maestro Vonnegut si sentiva di dare a chi gliene chiedeva: «Bisogna essere buoni, cazzo!».