#26 Si affollerà il cielo
La carica dei droni, lungamente annunciata, forse arriverà; Gli uav in Nevada; velocizzare il processo; chiacchierando con Mannocchi e Civati; Yoga: Broken Bones
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Prologo
Che emozione tornare a viaggiare. All’estero. Dopo diciotto mesi. L’ultimo servizio che avevo fatto in trasferta americana era quest’intervista a Stiglitz su come “solo lo Stato ci poteva salvare”. Ora sono appena tornato dalla Norvegia (tutti i dettagli in cronaca il prossimo venerdì). La novità più rilevante è che non faccio più il giochino demenziale di arrivare all’aeroporto all’ultimo secondo. Soprattutto tornando a casa. Si invecchia.
APRITI CIELO!
Dopo tanto parlarne, arrivano i droni. Non da noi, ma nel resto del mondo i cieli si stanno affollando. Anche come effetto collaterale della pandemia che non avrebbe schifato consegne senza contatto umano. Ne scrivo nell’ultima Galapagos:
A gennaio, negli Stati uniti, la American Robotics è stata la prima a vedersi dare il permesso dalla Federal Aviation Administration di far volare i suoi uncrewed aerial vehicles (UAV, come si chiamano ora) su campi agricoli da controllare senza un addetto a terra che li tenesse d'occhio. Ad aprile qualcosa di simile è successo in Gran bretagna per l'azienda sees.ai. Già nel 2019 la cinese Antwork Technology era stata autorizzata al trasporto di sacche di sangue.
I DRONI DEL NEVADA
Ma me ne ero occupato più diffusamente qualche anno fa, andando in Nevada, un deserto interrotto da qualche città e quindi il teatro ideale per far volare i voli senza il timore che si schiantassero sui centri abitati. Il pezzo da Reno, città famosa per i matrimoni (e divorzi) rapidi, lo trovate qui. Di seguito un estratto:
Per una volta però anche i future friendly americani hanno dei dubbi. Solo il 21 per cento, constata un sondaggio commissionato dall’Ap, è favorevole ai droni commerciali. Ci sono le preoccupazioni della privacy, per quest’occhio di Medusa telematico sempre potenzialmente spalancato sulle vite degli altri. Ma pesa anche la reputazione bellica dei fratelli cattivi di queste macchine. Quelli che, con paradosso non raro, sotto il repubblicano e guerrafondaio Bush avevano colpito 49 volte (2004-2008) e con il mite e democratico Obama 409 solo in Pakistan (2009-2014). La loro presunta chirugicità si è infranta davanti all’evidenza dei bollettini di guerra che scontano una kill zone di 15 metri dei missili Hellfire sganciati dai Predator. Nessuno, detto altrimenti, in quel raggio sopravvive. La prima stagione della serie tv Homeland si snodava tutta intorno agli effetti a cascata di un bombardamento in cui muoiono civili innocenti. Il filmone Interstellar inizia con un lungo e struggente inseguimento di un drone che si è perduto. L’opinione pubblica sembra dire, parafrasando Laocoonte quando mette in guardia dal cavallo di Troia, «temo i droni anche quando portano doni». Negli ultimi sei mesi dell’anno scorso sono stati denunciati venticinque casi di quasi collisione tra piccoli droni e aerei in atterraggio o decollo. Uno è successo al LaGuardia di New York quando il Republic Airlines Flight 6230 è stato «quasi colpito» da un velivolo amatoriale che volava oltre mille piedi, ovvero dieci volte l’altezza consentita. Molto più banalmente a dicembre, in un ristorante della catena TGIF a Brooklyn, un’elica di un drone ha tagliato un pezzo di naso a un fotografo che doveva immortalarlo.
UN PROCESSO DAI TEMPI CIVILI
Parlando d’altro, ho intervistato il mio professore di procedura civile che è stato incaricato dal Guardasigilli Marta Cartabia per riformare il lentissimo processo civile: il leggendario Francesco Paolo Luiso. L’intervista sarà online oggi, intanto un estratto:
Ho parlato con una magistrata civile che ai tempi dell’università guardavamo come una divinità norrena. Mi ha detto: Luiso è il numero uno, ma il problema non son tanto le norme ma il fatto che abbiamo, a spanne, la metà dei giudici francesi. Se fai 200 sentenze all’anno ma le cause sono 800 è chiaro che si crea un arretrato mostruoso. Ha torto?
«No, certo, il collo di bottiglia sta lì: nella difficoltà di produrre sentenze. Nel civile ci saranno 3 mila giudici, 2 mila dei quali in primo grado. Ma è pensabile in tempi brevi assumerne altrettanti? No. E allora l’unica cosa che si può fare, per lasciarli concentrare sulla scrittura delle sentenze, è liberarli il più possibile da compiti meno decisivi che possono essere affidati ad altri».
IL FUTURO DELLA SINISTRA E QUELLO DEI MIGRANTI
Per la serie “domande delle cento pistole”, ho tenuto un piccolo format di interviste che si chiama come la vostra prediletta newsletter all’interno dell’Ennesimo Festival, un bel festival di cortometraggi nel modenese. Qui l’incontro con Pippo Civati sul futuro della sinistra e qui quello con Francesca Mannocchi su migranti e altre ipocrisie.
DA LEGGERE: YOGA
Non originale, ma senza dubbio alcuno: Yoga di Emmanuel Carrère (Adelphi). La difficoltà sta solo nel scegliere tra decine e decine di passaggi memorabili:
Eppure, dall’alto della mia infima esperienza, penso che si possa arrivare alla meditazione attraverso un sentiero meno impervio, un sentiero banalissimo, accessibile a tutti, e che la tecnica per imboccarlo si impari in cinque minuti. Consiste nel sedersi e nello stare per un certo tempo immobili e in silenzio. Tutto ciò che accade nel lasso di tempo in cui stiamo seduti, immobili e in silenzio, è meditazione.
E se adesso mi ostino a scrivere questo libro, ovvero la mia personale versione di quei libri di autoaiuto che si vendono così bene, è per ricordare ciò che i libri di autoaiuto raramente dicono: che i praticanti di arti marziali, i seguaci dello zen, dello yoga, della meditazione, di tutte queste discipline sublimi, fulgide e benefiche a cui da sempre faccio la corte, non sono necessariamente né saggi né tranquilli, né tantomeno sereni e in pace con se stessi; ma a volte, anzi spesso, sono come me drammaticamente nevrotici, e che però non importa, perché, come diceva Lenin, bisogna « lavorare con il materiale a disposizione », e allora, anche se non ci conduce da nessuna parte, facciamo bene a ostinarci, nonostante tutto, a percorrere questo cammino.
Desiderare chi mi desidera, perdere rapidamente interesse per chi non è interessato a me è stata una costante della mia vita amorosa la quale, pur avendomi inflitto altri tormenti–Dio solo lo sa–, mi ha quanto meno risparmiato quelli cui vanno incontro gli uomini che si invaghiscono solo di donne che li snobbano, li ignorano o li prendono in giro.
Di recente mi sono reso conto che la mia amica Hélène F. comincia quasi tutte le sue frasi con «tu » e io quasi tutte le mie con « io ». Il che mi ha fatto riflettere.
È utile, quando la vita ti sorride, sapere che te le darà di santa ragione, e quando brancoli nel buio che tornerà la luce.
DA VEDERE: BOH
La verità è che non ho visto niente di segnalabile: stavolta mi consigliate qualcosa voi?
DA SENTIRE: BROKEN BONES
Broken Bones di Mark Knopfler. Mi sembrava andasse bene con le botte che racconta Carrère.
Epilogo
Sempre da Yoga recupero una definizione che dà Freud di salute mentale: “Si è mentalmente sani quando non si è più soggetti alla sofferenza nevrotica, ma soltanto alla normale sofferenza umana. La sofferenza nevrotica è quella che ti procuri da solo, in una forma spaventosamente ripetitiva, la normale sofferenza umana è quella che ti riserva la vita sotto forme tanto diverse quanto imprevedibili. Hai un cancro o, peggio ancora, uno dei tuoi figli ha un cancro, perdi il lavoro e sprofondi nella miseria più nera”. Ripassiamola spesso.