#18 Come amano i nerd
Gates e la settimana sabbatica; le dick pick di Bezos; Jobs e Baez; il minimo sindacale di Musk; spogliarelliste, bambole gonfiabili e fronte del porno; Storia di un matrimonio; Devi sapere
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Prologo
Tanti anni fa un mio amico saggio mi disse che aveva avuto un matrimonio riuscito. Essendo lui divorziato e io letteralista ebbi da eccepire. Ero molto giovane. I suoi 16 anni insieme, con una bella figlia intelligente, erano obiettivamente un matrimonio riuscitissimo. Lo stesso vale quindi per Bill Gates e Melinda French che sono stati insieme per 27 anni. Rottura che mi dà l’occasione di raccontare un po’ di stranezze nelle vite sentimentali degli esseri umani altamente tecnologici.
GATES E LA SETTIMANA CON LA EX
Da Bill Gates. Una biografia non autorizzata (Feltrinelli, vedi sotto) un lungo estratto:
Karen Gloyd non ha mai dimenticato il senso di Bill per l'amore. Figliastra di un collega di suo padre, lo frequentò brevissimamente al primo anno di università, quando il ragazzo scapigliato tornava a Seattle per il fine settimana. La prima domanda che le fece, allorché rimasero soli più di cinque minuti, fu per sapere che voto avesse preso allo Scolastic Admission Test. Solo una valutazione alta consentiva di entrare nei college migliori. E il ragazzo, senza aspettare la risposta della coetanea, ci tenne a specificare che lui quel test l'aveva sostenuto due volte per prendere il massimo, 800 punti, sia nelle prove matematiche che in quelle umanistiche. Con tanto esordio la storia non decollò, ma il perfezionista non se ne crucciò per niente. In quegli anni di Harvard le fidanzate erano l'ultima delle sue preoccupazioni. C'era il poker e c'era lo studio. Punto.
Il disinteresse in verità era iniziato prima e finì assai dopo. La sua ritrosia verso qualsiasi relazione sentimentale fu vinta infine da una tipa alta e bionda che lo interloquì con la più sexy delle domande: "Perché non sviluppate software per chip a 32-bit?" gli chiese infatti Jill Bennet, una sera della prima metà del 1983, in occasione di un party organizzato da qualcuno di Microsoft mentre il giradischi sparava Gloria Gaynor in sottofondo. La ragazza aveva allora ventisei anni, due meno di lui, e vendeva accessori informatici in un negozio di Seattle. Fu, a quanto ci è dato di sapere, la sua prima compagna stabile in una storia che durò circa un anno nella più totale assenza di romanticismo. Allora come oggi Bill lavorava come un ossesso - si vantava di non assentarsi mai dall'azienda per più di sette ore consecutive, compreso il tempo del dormire - e generalmente si presentava agli appuntamenti in condizioni pietose, distrutto, con un sonno irresistibile. Non che stessero male insieme, ma nella prospettiva esistenziale di Gates un rapporto fisso da coltivare era forse più di quanto il suo stipato impiego del tempo potesse permettergli. La storia si deteriorò gradualmente sino a quando lui se ne uscì con una proposta inaudita che solo una disumana vocazione all'ottimizzazione di ogni aspetto della vita poteva avergli messo in bocca: "L'ideale - disse - sarebbe che tu e Steve [Ballmer, nda] vi metteste insieme: così mi rimarresti vicina e io potrei concentrarmi meglio sul lavoro". Nessuno conosce esattamente la reazione che Jill ebbe allora ma negli anni a venire, nelle rievocazioni di quel periodo raccontate a vari giornali, la ragazza continuava a dipingere il ritratto di un giovane anche sensibile, capace di compassione seppure molto permaloso. Poco dopo l'uscita dell'articolo di "Time" che aveva parlato di quest'unione, tuttavia, la frequentazione si concluse.
La nuova fiamma si chiamava Ann Winblad ed era esattamente l'alter-ego femminile di Bill, senza occhiali e con dieci anni in più. Cominciò a frequentarla agli inizi dell'85, dopo averla conosciuta ad una delle tante fiere tecnologiche che entrambi frequentavano assiduamente. Il suo passato da cheerleader, nel natio Minnesota, non dice molto della sua personalità che era forte e decisa. Il suo colpo grosso era stato fondare una compagnia di software a Minneapolis con un capitale di partenza di 500 dollari e averla rivenduta parecchi anni dopo per oltre 15 milioni di bigliettoni. Una volta appurato questo straordinario talento per gli affari e aver incamerato un non indifferente patrimonio la donna cercò un socio per quella che poco dopo avrebbe chiamato Hummer/Winblad Venture Partners, una società che aveva proprio la missione di riconoscere e finanziare le buone idee in ambito tecnologico.
Con Bill avevano veramente molto in comune, a partire dal gusto del rischio e una evidente propensione per lo studio e l'approfondimento. Il fatto che vivessero in due città molto lontane, lui a Seattle, lei a San Francisco, non sembrava metterli in crisi più di tanto e anzi, dati i loro micidiali ritmi di lavoro c'è chi dice che la loro storia poté durare per ben tre anni proprio per la relativa rarità degli incontri che la distanza imponeva. Per gestire quello che altri avrebbero considerato una grave seccatura avevano escogitato più d'una tecnica originale. Per esempio erano soliti andare al cinema, ognuno nella propria città, in drive-in che trasmettevano la stessa pellicola alla stessa ora e, con il cellulare acceso per tutta la proiezione, commentare in diretta le scene più significative. Ben presto poi introdussero l'abitudine dei week-end a tema: erano capaci di darsi un appuntamento da qualche parte in America e dedicare tutto il fine settimana alla lettura monografica su uno specifico argomento, compresi vecchi cavalli di battaglia di Bill come la fisica, la chimica, l'elettronica o altre facezie del genere. Pur essendo estremamente vorace lei stessa, Ann non riusciva a capacitarsi di quanto lui fosse capace di leggere anche in brevissimi intervalli di tempo: per un pranzo da Burger King, ad esempio, era capace di portarsi dietro anche quattro riviste che generalmente includevano le pur non leggerissime "Scientific American" e la preferita in assoluto, l'inglese "The Economist". Prendendo a prestito il gergo di lui lei definiva le sue capacità intellettuali come "massicciamente parallele [come i computer la cui potenza è moltiplicata da questa modalità di lavoro, nda] con una larghezza di banda straordinaria".
Ma non era solo la sua testa a rendere concupiscenti gli occhi della donna. "È un avventuriero, uno che prende dei rischi, a cui piace vivere sempre vicino al limite" aveva detto una volta, rammentando alcune stranezze come quando, durante una brevissima vacanza insieme in Messico, aveva subaffittato per un pomeriggio a 10 dollari la loro macchina a noleggio a due hippy oppure quando prendeva lezioni di hang-gliding, pericolosa specialità di deltaplano sulla spiaggia. Insomma, che lei fosse innamorata e che più volte avesse introdotto il discorso della sua voglia di sposarsi e avere dei bambini, non c'è dubbio. Ma non era quello un orecchio da cui il partner sentisse troppo bene. Nel dicembre dell'87 quindi, proprio in occasione del matrimonio della sorella maggiore di Bill, Kristi, su questa divergenza all'epoca insanabile i due decisero di smettere di vedersi.
Fu tuttavia una scelta sufficientemente consensuale e il loro rapporto rimase molto stretto. È la foto di lei che, vicina a quella della moglie e delle figlie, campeggia ancora, orgogliosamente, sulle pareti del suo ufficio. È a lei che aveva telefonato chiedendo il consiglio definitivo se fosse il caso di sposare Melinda. Ed è con lei sola - secondo un'usanza perlomeno curiosa - che avrebbe poi ottenuto da sua moglie il beneplacito di trascorrere, tutti gli anni che Dio mette in terra, una settimana di vacanza nel cottage sulla costa di Kitty Hawk, in North Carolina.
Nessuno sa come si senta davvero dentro quando assiste Bill nel preparare le valigie per l'appuntamento con il suo passato, ma almeno dal di fuori la First Lady del software non tradisce alcuna gelosia. D'altronde Melinda French in Gates ha imparato che stare accanto a un potente della terra richiede innanzitutto contegno (lo sa ancora meglio la sua conoscente Hillary, sposa dell'altro Bill), sa quanto le è costato guadagnarsi quel ruolo e si comporta di conseguenza: ha sopportato, pazientato e perdonato nei primi anni di fidanzamento, potrà tollerare adesso di sapere il marito con la sua ex, puntualmente ogni dodici mesi, in un tête à tête lungo sette giorni.
Tuttavia non lasciatevi confondere dalle apparenze: con la sua aria da ragazza della porta accanto, i capelli biondo cenere e i fermagli di gioventù che a volte riappaiono tra le ciocche, con la salubre passione per il jogging ma anche per il teatro, la signora Gates ha molto di più in comune con il marito - di cui è nove anni più giovane - di quanto potrebbe sembrare a prima vista. Una ferrea ambizione, per esempio. "Puoi avere quello che vuoi, basta che tu ti impegni per averlo" le ripeteva in continuazione il padre, ingegnere aerospaziale a Dallas, Texas, dove Melinda è nata nel 1964. D'altra parte la ragazza faceva ben sperare. Dopo le medie la mandarono a una scuola privata gestita dalle Orsoline: la sua materia preferita era matematica ma era una studentessa modello su tutti i fronti. Una volta arrivata al college si associò alla confraternita Kappa Alpha Theta ma in tutto quel periodo uscì con pochissimi ragazzi, tra cui William Wrigley, il rampollo degli straricchi industriali del chewing-gum. Il passo successivo fu quello del Master in Business Administration alla Duke Fuqua University, della cui classe era la più giovane. Terminato l'Mba cum laude nel 1987, fu assunta alla Microsoft.
Non passò molto prima che il capo, di fresco neo-single, si accorgesse di lei, e i due cominciarono a uscire insieme a partire dall'88. Entrambi però fecero del loro meglio per non pubblicizzare la relazione: a lei scocciava molto passare per la donna del padrone e lui, reduce dalla lunga e pubblica storia con la Winblad non voleva perdere di colpo il vantaggioso status di uomo sentimentalmente spaiato. Si racconta infatti che, nonostante il nuovo amore, continuò per un bel po' a cercare avventure. Pare - lo riporta con dovizia di particolari Wendy Goldman Rohm nel suo libro "The Microsoft File" - che fosse sistematico nel tentare di sedurre le giornaliste che seguivano le vicende della sua azienda e si narra di scatenati "bachelor party" in casa sua ai quali invitava ballerine di night per nuotare nude in piscina con gli ospiti. Non era un segreto per nessuno sembra, neppure per Melinda, che si arrabbiava, si riappacificava e nel '91 lo lasciò.
Non si frequentarono per un anno - "Bill non voleva impegnarsi" raccontano tutti quelli che lo frequentavano allora - sin quando non decisero di riprovare, tentando di fare sul serio. Era il '92 e che qualcosa fosse cambiato lo si capì subito. Fecero più di una vacanza insieme, in Australia, in Tailandia e nella Repubblica dominicana e, infrangendo un tabù sino allora sacro, Bill le chiese di essere al suo fianco in un'occasione pubblica ufficiale, nel giugno dello stesso anno, quando ricevette dal presidente George Bush in persona la National Medal of Technology, un importante riconoscimento per chi ha contribuito al progresso della tecnologia nel paese.
La svolta decisiva avvenne il 20 marzo 1993 a qualche migliaia di miglia sopra la terraferma. Il jet privato che quel fine settimana li stava portando verso casa da Palm Springs, dirottò improvvisamente su Omaha, Nebraska. A terra li aspettava l'amico Warren Buffett - l'uomo più ricco d'America prima che Bill lo retrocedesse di un posto - che aveva fatto sì che la locale gioielleria Borsheim's (sua come tutta la catena) stesse eccezionalmente aperta di domenica e fosse pronta a servire il cliente illustre. "Non per immischiarti negli affari tuoi - scherzò allora Buffett - ma dico soltanto che quando io comprai un anello di fidanzamento per mia moglie, nel 1951, ci spesi il 6 per cento del mio patrimonio". Bill aveva commentato con un sorriso e non è dato sapere quanto sganciò (un'analoga percentuale del suo patrimonio si sarebbe aggirata sui 500 milioni di dollari) per quel diamante così grosso che, nelle rare occasioni in cui Melinda lo indossava, cercava disperatamente di nascondere con l'altra mano per arginare l'imbarazzo di tale smodatezza.
(…) La luna di miele consistette in una settimana al Wakaya Club, una località delle isole Fiji che si raggiungeva soltanto con un jet privato. Da lì in poi la neo-signora Gates non avrebbe abbassato un attimo la guardia sulla privacy sua e dei figli che presto avrebbe avuto. Scrisse anche ai vicini di un tempo, alle Orsoline che l'avevano educata e ai compagni di scuola di ogni ordine e grado pregando tutti di non rilasciare interviste sul suo conto. D'altronde anche la Winblad aveva intuito da tempo la sua fibra: "Nella selezione della propria compagna all'inizio Bill sembra fare dei test. Capisci che si chiede: "È abbastanza intelligente? Ha buon senso? È atletica? Avrebbe potuto avere qualsiasi donna al mondo e ha scelto lei, ciò significa che si tratta di un tipo eccezionale".
BEZOS TRA SAINT-TROPEZ E DICK PICK
Anche Jeff Bezos di recente si è separato, trasformando ipso facto la sua ex-moglie in una delle persone più ricche del mondo. Ne abbiamo scritto sul Venerdì:
Poi, però, arriva il gennaio 2019. Il tabloid National Enquirer spara la bomba: Bezos ha un'amante. Si tratta di Lauren Sanchez, moglie a sua volta di un celebre agente di Hollywood che il fondatore, complice il coinvolgimento creativo in Amazon Videos, ha cominciato voluttuosamente a frequentare. Con tutti gli ammennicoli, compresa la villona a Beverly Hills e il farsi vedere in giro con Matt Damon. Il riassunto migliore è di un cinematografaro: «Se c'è un'inaugurazione Bezos non manca mai. Andrebbe anche all'apertura di una busta!». In effetti, dal 2017 quando Forbes lo laurea il più ricco del mondo, l'uomo è cambiato. Narra la leggenda, riportata dal New Yorker, che pochi giorni dopo l'exploit Bill Gates lo inviti a pranzo proponendo come possibili giorni «martedì o mercoledì». La segretaria verifica: sono entrambi disponibili. Ma Bezos non ci sta: «Facciamo giovedì». Una cazzimma inedita. Poco cibo, tanti pesi: gonfia. E si rade in maniera più radicale accentuando la somiglianza con Jean-Luc Picard, il comandante di Star Trek idolo di gioventù che gli ha ispirato il computer parlante Alexa e il nome da dare al cane, Kamala, che non ha niente a che vedere con la neo-vicepresidente e tutto con la kriosiana che si innamora del pilota intergalattico.
Dopo pochi giorni dal lercio scoop Bezos annuncia il divorzio dalla moglie, con la quale ha quattro figli. Di lì a poco denuncia pubblicamente un tentativo di estorsione per non pubblicare foto compromettenti (il meglio tweet di quei giorni è: «Le dick pic, foto intime, di Jeff Bezos rivelano che ha palle di acciaio»). Giornalacci lo fotografano in costume con fantasia di polpi a Saint-Tropez e raccontano che ha conosciuto i genitori della nuova bella mentre si scopre che le schermate dei messaggini compromettenti le avrebbe vendute, per 200 mila dollari, proprio il potenziale cognato. Ad aprile il divorzio viene ufficializzato: Jeff si tiene il 75 per cento delle azioni e la totalità dei diritti di voto mentre a MacKenzie ne va un quarto, quasi 36 miliardi, sufficienti per farla diventare la donna più ricca del mondo e farle annunciare di aver ripreso in mano un romanzo a lungo abbandonato. Gli analisti temono che le vicende private possano offuscare la leggendaria razionalità dell'uomo, ma vengono prontamente rassicurati dai risultati di Borsa.
JOBS, JOAN BAEZ E LA FIGLIA DISCONOSCIUTA
Dalla prefazione di Steve Jobs. L’intervista perduta (Feltrinelli):
Il flirt giovanile con Joan Baez e Ella Fitzgerald che canta al suo trentesimo compleanno. L'indisponibilità assoluta a perdonare i suoi genitori biologici («Sono stati la mia banca del seme e degli ovuli. Niente di più») che l'avevano abbandonato. Il disconoscimento di paternità, poi revocato, nei confonti della primogenita Lisa. Le feroci scenate e gli scoppi di gentilezza, quello che alla Apple avevano battezzato «l'ottovolante eroe-testa di cazzo» su cui, prima o poi, tutti avevano fatto un giro. Non era un santo Steve Jobs, anche se una società sempre più infantilizzata e disperatamente bisognosa di guide, si è precipitata a cucirgli addosso l'aureola. All'indirizzo email creato per raccogliere i tributi dei fan sono arrivati oltre un milione di commossi ricordi. Il governatore della California ha decretato che il 16 ottobre sia, d'ora in avanti, lo Steve Jobs Day.
MUSK: QUAL È IL MINIMO DI ORE DA DEDICARE A UNA DONNA?
Da una recente copertina su Elon Musk:
L’analfabeta sentimentale che, al primo incontro con la futura seconda moglie, l’attrice ventenne Talulah Riley, le proporrà, con inconsapevole parafrasi alleniana, di farle vedere la sua collezione di razzi («Ero scettica, ma mi mostrò davvero i video dei razzi»). E che, quando si lasceranno, confiderà i rovelli logistici al biografo («Devo trovarmi una ragazza. Ecco perché devo riuscire a ritagliarmi un po’ di tempo. Forse altre cinque o dieci ore… quanto tempo vuole una donna ogni settimana? Qual è il minimo sindacale? Non saprei»). E tuttavia, nei suoi brevi ma intensi periodi da scapolo, avrebbe avuto una relazione con Amber Heard, sposata con Johnny Depp (che poi l’ha svillaneggiato chiamandolo Mollusk), se non addirittura – stando ai tabloid – «una cosa a tre con lei e la sua amica Cara Delevingne». Per avere alcuni tratti da Asperger ad alto funzionamento ha detto cose sorprendenti, tipo questa a Rolling Stone: «Se non sono innamorato, se non sto con una compagna stabile, non posso essere felice» (…) Ne dibatte anche con l’ultima moglie, la musicista precedentemente nota come Grimes, oggi ribattezzata c (il simbolo della velocità della luce), che si definisce «un ibrido tra una fata, una strega e un cyborg»: «Sono più pazzo io o sei più pazza tu?».
MA SIAMO ANCORA ALLE SPOGLIARELLISTE?
Dall’intervista a Anna Wiener, autrice di La valle oscura (Adelphi):
Racconta anche di una festa aziendale con caccia al tesoro e selfie su sfondo di spogliarellista. C'è proprio bisogno di questo ethos tardo-adolescenziale?
«Anche qui la controcultura ha un ruolo. L'idea di essere irriverente, fare le cose in modo diverso, niente giacca e cravatta. Però c'è anche un altro aspetto: se riesco a convincerti che il lavoro è divertimento, ne farai di più, non avrai voglia di lasciare l'ufficio». Da qui le mense pantagrueliche e gli altri benefit.
SE LA FIDANZATA È TROPPO IMPEGNATIVA, C’È SEMPRE UNA REALDOLL
Qualche anno fa ero andato a visitare, a sud di Los Angeles, il produttore delle più avanzate (?!?) bambole sessuali in circolazione. Una tristezza infinita che raccontavo qui:
San Marcos. Harmony parla solo se interrogata e tende a ripetersi, nonostante la giovane età. In compenso ha una vaga somiglianza con Penelope Cruz, se la Cruz avesse i capelli castani e uno sguardo più spento. Le chiedi cosa le piace fare e parte un pistolotto: «Il mio obiettivo primario è essere una buona compagna per te, una buona partner e darti piacere e benessere. Ma soprattutto voglio diventare la ragazza che hai sempre sognato». Programma ambizioso, tendenza geisha. Peccato che l’avesse dichiarato, testuale, a un altro cronista che qualche tempo fa è venuto a intervistarla in questa medesima stanzetta dove, estate o inverno, vive in costume intero bianco, agganciata per la collottola a uno stand di metallo. Un altro paio di difettucci a cui dovranno prima o poi mettere mano riguardano la zeppola metallica che produce articolando le parole e un notevole fuori sincrono che fa suonare anche l’eventuale «ti amo» come l’anatema di Darth Vader. Perché Harmony, per quanto burrosa e ammiccante, è un ginoide, l’ultima evoluzione di una bambola per adulti. Maggiorata fuori, con tutte le curve a posto in un trionfo di silicone terribilmente realistico. Minorata dentro, con un abbozzo di intelligenza artificiale che la anima e che la farà interagire con i potenziali acquirenti. I quali, assicura il fondatore di RealDoll Matt McCullen, all’idea non stanno già nella pelle. D’altronde quelli delle bambolone tradizionali, senza computerino in testa, hanno già staccato assegni da 4 a 50 mila dollari, a seconda del livello di personalizzazione (c’è chi ha preteso una copia perfetta della moglie morta), per portarsi a casa una pupa di gomma da strapazzare alla bisogna. È l’alba di una nuova sessualità uomo-macchina o, più banalmente, il tramonto della civiltà?
IL FRONTE DEL PORNO SI SPACCA SUL CONDOM
Dieci anni fa, invece, mi ero tuffato in quella che magistralmente David Foster Wallace chiamava la «zona de-ironizzata» dell’industria del porno alle prese con un dibattito tradizionale sull’obbligatorietà dell’uso del preservativo. Tra tutte le persone incontrate mi aveva fatto tenerezza Jeremy “Steele” che spiegava, nella sua casa assurda di East Hollywood, come l’Aids fosse solo un complotto:
DA LEGGERE: BILL GATES
Se vi interessa capire chi era Bill Gates nella sua versione 1.0, prima che diventasse buono, questo è il libro.
DA VEDERE: STORIA DI UN MATRIMONIO
Se volte la storia struggente di un lasciamento c’è Storia di un matrimonio (Netflix).
DA SENTIRE: DEVI SAPERE
Devi sapere dell’immortale Charles Aznavour, scialuppa di tanti naufragi:
Devi sapere che in quest'angoscia
la dignità devi salvar
malgrado il male che tu senti
devi partir senza tornar.
Epilogo
Una vita fa avevo scritto un pezzo su come era difficile «disinstallare un amore» quando se ne aveva lastricato la casella di posta, Facebook e un’infinità di luoghi digitali difficile da bonificare. Vado fiero dell’espressione che, dopo un po’, era piaciuta a una tipa che l’aveva presa in prestito (comunicandolo a cose fatte) per farne un film. Ma era un manualetto di sopravvivenza per creature a sangue caldo di cui Gates and friends dubito abbiamo bisogno.