#176 Dieci cose da fare (o da evitare)
Tra serie, film e libri una piccola lista di cose da recuperare
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Un po’ di consigli, tra film, serie e libri, vecchiotti ma ancora tutti recuperabili.
1. IL RAGAZZO WILLY MONTEIRO
Quella del feroce omicidio di Willy Monteiro Duarte è una notizia con quasi tutte le "w" a posto. Chi l'ha ucciso, quando, dove, come. Manca solo, nella sua brutale incongruenza, il perché. Per quale motivo un sorridente ventenne è stato fatto fuori a calci e pugni dagli spaventevoli fratelli Bianchi? Ogni abbozzo di spiegazione sin qui si è infranto miseramente sugli scogli della ragione. Ed è per questo che Christian Raimo, assieme a Claudio Morici, Alessandro Coltrè e Alberto Nerazzini, con la musica di Teho Teardo, ha realizzato un podcast per scandagliare la società che ha partorito quell'abominio. Willy, una storia di ragazzi si intitola. È stato prodotto da Dersu e Storielibere.fm e lo trovate sulle principali piattaforme, a partire da Spotify.
Buono.
2. SUCCESSION, ALLA FINE PREVEDIBILE
Alla fine, piccolo spoiler, anche Roy Logan muore. Il tycoon metà Rupert Murdoch e metà Re Lear, che aveva aperto la prima stagione di Succession rischiando di tirare le cuoia, nella quarta le tira davvero. E come allora la possibilità aveva mandato in ipersalivazione i figli, pronti a scannarsi per prenderne il posto nell'impero mediatico, adesso le spoglie sono da dividersi per davvero. La forza della serie era nel livello di cinismo spaventoso, ma così probabilmente realistico presso certi casati ultraricchi, che non si vergognava a mettere in scena. Però il cinismo, come la droga, prima eccita poi crea assuefazione. La baruffe chiozzotte tra rampolli plutocrati, talvolta parecchio scemi, e la corte di famigli che gli gira intorno sono, alla lunga, sempre uguali a se stessi. Il meccanismo, pur benissimo scritto, è drammaticamente prevedibile. Nella veglia funebre l'unico personaggio che spicca è l'ex moglie del patriarca, sparita dalla sua vita, che d'improvviso riappare e assicura tutti che non si erano mai persi di vista. E nel farlo, tra una lacrima artificiale e una tartina, vende per 63 milioni di dollari l'appartamento paterno al figlio meno dotato. Siglando l'affare con uno sputo sulla mano.
Così così.
3. QUEI MAGNIFICI RONZINI
Ma quanto saranno meglio gli antieroi? Quest’ovvietà, che resta tabù solo nella consolatoria tv italiana tutta preti, carabinieri e altre figure specchiate, risplende una volta di più in Slow Horses (Apple+). Dove una banda di agenti difettati dell’Mi5, parcheggiati in una sede fetente per errori (veri o presunti) che son valsi loro la carriera, dimostra che, talvolta, i brocchi arrivano più lontano dei purosangue. Con un gigantesco Gary Oldman, il capo della ridotta di spie panchinare che i titolari schifano e che lui stesso non perde occasione di maltrattare. E un grandissimo Jack Lowden, che ricorda il leggendario Quinn di Homeland, per cui nessun ostacolo è mai troppo ripido.
Ottimo.
4. OBLOMOV IN VERSILIA
Marcello Gori, piccolo Oblomov versiliese, è uno che ci ha messo parecchio a finire lettere a Pisa. Poi, per una serie di circostanze fortuite, vince un dottorato. Il prof gli assegna una ricerca su un ex terrorista. E lui, nonostante la riluttanza iniziale, si appassiona. Perde la solida fidanzata di provincia e si innamora di una ribelle parigina, una che «quando dà fuoco a una vetrina di Louis Vuitton si sente nel guardaroba della madre». Quella che Dario Ferrari racconta in La ricreazione è finita (Sellerio) è la storia di un ragazzo di Viareggio che, essenzialmente, voleva convincere il padre di non essere un bischero qualsiasi. Quanto alla doppia versione marxiana degli eventi, la sua conclusione è più amara: «Da noi in provincia è diverso: qui i fatti della storia arrivano già disinnescati, per cui già la prima volta sono una parodia (o una commedia nera, una fantasima), e la seconda volta si presentano come velleità abortite». L'unica è scappare.
Ottimo.
5. ESCAPISMO SPAZIALE
C'è chi punta su un piano b spaziale, chi su un bunker extralusso o un'auto-reclusione su un'isola privata. Sta di fatto che i nuovi padroni del mondo, i gigacapitalisti tech, hanno seriamente paura che prima o poi il popolo si arrabbi e chieda conto dei loro osceni guadagni. Perciò hanno sviluppato un Mindset, come Douglas Rushkoff lo definisce in Solo i più ricchi. Come i tecnomiliardari scamperanno alla catastrofe lasciandoci qui (Luiss University Press), tutto basato sul rifiuto della collettività, il sospetto verso i lavoratori in carne e ossa (vuoi mettere i robot) e un atteggiamento tra l'adolescenziale e il francamente misantropico. Fino alle vette di Stephen Thiel, già socio di Facebook, che vagheggia stati autonomi galleggianti senza tasse dove testare il suo credo (la concorrenza è per perdenti: solo i monopoli meritano di sopravvivere). Tra racconti di miliardari che avrebbero già a busta paga truppe scelte per difenderli quando l'apocalisse arriverà, magari guidata dall'Ia, il saggio scoppia di intelligenza e polverizza un bel po' di ciarpame tecnottimista.
Ottimo.
6. AMIS RACCONTATO DA AMIS
Inizia con un abbandono e finisce con un'infilata di lutti La storia da dentro (Einaudi), la stupenda autobiografia romanzata di Martin Amis. Il primo è quello dei figli che vanno a studiare fuori e, citando Nabokov, i genitori si sentono in una casa di colpo diventata tanto grande da pendere loro addosso «come la pelle floscia e i vestiti cadenti di qualche sciocco che fosse arrivato a perdere un terzo del suo peso». La seconda consta delle morti del padre, Saul Bellow, Christopher Hitchens – cui assiste da vicinissimo – ma anche della malattia di un'antica amante e di un ragionamento più generale sul tempo che passa («Da quando ho superato i sessanta, i compleanni hanno cominciato a cadere due volte all’anno, poi tre. Gradualmente l’"Atlantic Monthly" è diventato un quindicinale»). È un mensile. Da leggere allo zenit del buon umore. Per bilanciare lo spleen.
Ottimo.
7. ANCHE SCORSESE INVECCHIA?
Sono andato a vedere Killers of the Flower Moon col vestito buono della festa, come si confà con le uscite del maestro Scorsese. Storia magnifica, potente, giusta. Utile reminder di quanto le pretese di "superiorità morale" americane poggino, spesso, su paludi insanguinate. Nella contea di Osage, in Oklahoma, gli indiani diventano addirittura ricchi quando vi si scopre il petrolio. Hanno bei vestiti, il pianoforte in casa, gli autisti: clamoroso! William Hale (Robert De Niro) è il satrapo locale che finge di essere loro amico per fregarli meglio. È un cattivo-cattivo, molto credibile. Va molto sposarsi con le facoltose squaw, facendo poi di tutto per velocizzare l'incasso dell'eredità d'oro nero. Lo fa anche Ernest Burkhart (Leonardo DiCaprio) che, dalla prima all'ultima scena, in cento primi piani ha un'espressione in meno delle due celebri di Eastwood da giovane: più stupida che cattiva. Non evolvere di un millimetro in ben 206 minuti è un nuovo record. Che polverizza anche il pregiudizio graniticamente positivo dello scriba.
Tra buono e così così.
8. DECRESCITA NON SFIGATA
Togliere la patina di sfiga al concetto di "decrescita" è un vasto programma. Ma Kohei Saito, samurai della filosofia, non è tipo da scoraggiarsi. Tantopiù dopo aver venduto 500 mila copie del suo L'ecosocialismo di Karl Marx (il titolo di Castelvecchi per l'edizione italiana) in Giappone, paese tra i meno marxisti della Terra. Nella nostra intervista di quasi un anno fa aveva fornito esempi pratici della sua rilettura verde del pensatore di Treviri: «Ridurre la settimana lavorativa, un’idea che sembrava folle ancora un paio di anni fa e sta facendo enormi passi avanti in molti Paesi. Bandire i jet privati, ridurre le meganavi, le auto che consumano di più a vantaggio di piste ciclabili, il consumo di carne e così via. Abbandonare, insomma, l’idea che l’occupazione principale del nostro tempo libero, nel fine settimana, sia consumare in negozi sempre aperti». Follia? "Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci" è una frase attribuita erroneamente a Gandhi. Magari si applica anche a Saito.
Buono.
9. GIORNI PERFETTI INTORNO A UNA SEGGETTA
Hirayama è un uomo pacificato. Si sveglia di buon'ora. Guarda il cielo e sorride. Ascolta vecchie musicassette nel tragitto verso un lavoro che svolge con acribia esemplare. Mangia un panino nel parco, dove scatta foto alle foglie sugli alberi. Nella taverna in cui cena lo accolgono sempre con la stessa formula. Ogni settimana compra un libro che leggerà prima di addormentarsi sul tatami. Questa, all'osso, è la sua vita, i Perfect Days del magnifico film di Wim Wenders. Il dettaglio omesso è che il suo lavoro è pulire i cessi di Tokyo. Ma, come il Libertino Faussone ne La chiave a stella di Primo Levi, lui sa che è la cura che nobilita il lavoro, qualsiasi lavoro. La corazza di abitudinarietà che difende le sue giornate felicemente uguali si ammacca solo in un paio di occasioni. Per tornare subito a splendere.
Capolavoro.
10. LUNDINI È UN GENIO
La scena che non riesco a togliermi dalla testa è quando Valerio Lundini, al cospetto di un giovanotto rimasto in carrozzina per un incidente di moto, tutto serio si alza il pantalone sul polpaccio e gli fa vedere un'impercettebile cicatrice che anche lui, tempo addietro, si sarebbe fatto in motorino. Sono "neuroni specchio" impazziti quelli che il destabilizzante autore di "Una pezza di Lundini" mette in campo in "Faccende complicate", la nuova serie su RaiPlay. Dieci puntate per altrettante inchieste surreal-giornalistiche, in cui si occupa della difficoltà di trovare casa a Napoli se sei nero (facendo notare che per una volta la pista non è il razzismo anti-meridionali). Di come diventare influencer (c'entra un tatuaggio sulla testa che, lasciando di stucco lo spettatore, l'improbabile candidato accetta di farsi). Di un viaggio tra paninari attempati e altri sopravvissuti agli anni 80 e altre vicende semiserie. Si ride parecchio e dio sa quanto ce ne sia bisogno.
Ottimo.
ROBO-SALAD
L’ultima Galapagos:
Sweetgreen è una catena di ristoranti veloci che negli Stati Uniti crescono come le preoccupazioni per la salute di una nazione sovrappeso. Fanno essenzialmente insalate molto elaborate, altamente personalizzabili. Prima le preparavano gli umani, ultimo anello della catena della ristorazione, a cui il cliente impartiva ordini scegliendo tra innumerevoli opzioni. Un lavoro così routinario che era perfetto per essere automatizzato. E infatti ci ha pensato Infinite Kitchen, un sistema di braccia robotizzate che possono sfornare 500 ciotole all'ora contro la media di 300 che riesce ad assemblare il più veloce degli "insalatieri" umani. Una volta ammortizzato il costo di riprogettare la cucina, quindi, inizia il guadagno. Un Sweetgreen a Naperville, Illinois, ha un margine di profitti di oltre il 31 per cento, decisamente superiore al 20 e spicci delle media della catena. Domanda all'esercito di "tranquillizzatori" riguardo alle preoccupazioni di sostituzione tecnologica: secondo voi, in futuro, ci saranno più Sweetgreen umani o robotizzati? Poi i sostituiti troveranno probabilmente altro da fare, però se foste uno di loro vi scoccerebbe.
A VIAREGGIO TORN LA SATIRA? SPERIAMO
Dalla newsletter del Venerdì:
È il ritorno della satira al Carnevale di Viareggio? Presto per dirlo, ma qualche timido segno, dopo anni di assenza, si registra. Tipo il carro "Per una sana e robusta Costituzione" di Alessandro Avanzini, antica stirpe di artigiani della cartapesta, in cui si vede una Meloni che non riesce a riempire i pantaloni in orbace. Più alcune sfilate, tra cui "Il generale Mannaggia" liberamente ispirato a Vannacci, che peraltro a Viareggio ci abita, e "C'è qualcosa che non torna", con un po' di membri di governo in fez. "Secoli di satira" è anche la mostra curata da Walter Veltroni, notoriamente non il più caustico dei commentatori, allestita alla Gamc. Per il resto pace, ambiente e tante giuste quanto generiche aspirazioni. Agli occhi della recensora di cinque anni, invece, spicca il carro "La felicità è come una farfalla" e "Sono come tu mi vuoi". I coriandoli lanciati e ricevuti. Le maschere gonfiabili, ultima moda. Ultimo corso il 4 marzo.
Voto adulto: Buono (di incoraggiamento). Voto bambina: Ottimo, quasi Capolavoro.