#171 Quando il gioco si fa duro quest'ospedale comincia a giocare
1) L'Emt2 Toscana, eccellenza internazionale, interviene in zone colpite da sismi o altre catastrofi 2) Capodanno con la Gkn 3) Tuffarsi in un mare di palline colorate
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EMT2, DOVE LE’EMERGENZA È DI CASA
Dal Venerdì in edicola:
PISA. Uno dei pezzi più multiuso, dell'enorme Lego che stanno smontando nell'hangar della Protezione civile, è il cargo pallet. Uno scatolone di plastica grigia, di circa un metro cubo, dove ripongono i pezzi di questo formidabile ospedale da campo che ha appena ricevuto la certificazione dall'Organizzazione mondiale della sanità. Di Emt2 (Emergency medical teams) così, dove si può fare quasi tutto quel che si fa in un ospedale vero, comprese 7 operazioni maggiori o 15 minori al giorno, nel mondo ce ne sono 12. In Europa 5. In Italia 2. Fatti funzionare grazie a medici, infermieri e esperti di logistica volontari, solo questo. Ma dicevamo della versatilità dei box. In cui riporre defibrillatori, ecografi e tutta la strumentazione indispensabile in un nosocomio. Oppure trasformarli in potabilizzatori, collegandoli uno di seguito all'altro con dei tubi. Mentre se all'interno li foderi con sacchi di plastica e sopra ci infili dei montanti a cui appendere una tenda diventano bagni che gli altri Emt2, a quanto pare, se li sognano. Circostanza che, siccome siamo a mezz'ora di macchina dalla sede del Vernacoliere, li ha fatti prontamente ribattezzare "cago pallet". Ci sta. Anche perché quando queste strutture mobili vengono caricate su aerei militari per intervenire, vuol dire che è successo qualcosa tra il gravissimo e il tremendo. Morte e devastazione. E se non provi in qualche modo a sdrammatizzare, ci spiega il chirurgo d'urgenza Federico Filidei che in questi vent'anni ha visto le peggio cose da Haiti al Nepal, dalla Cina all'Iran, veramente rischi di non farcela a resistere.
DALLA RICHIESTA AL DISPIEGAMENTO
Il vostro cronista, per dire, non ce l'ha fatta neanche a guardare la maggior delle immagini che Filidei ha raccolto in questi anni, tra amputazioni di braccia, gambe scarnificate fino all'osso, pance aperte e ricucite. Per lui e gli altri 59 delle squadre di pronto intervento è ordinaria amministrazione. E siccome ha una lunga esperienza di disastri, dal governo svedese a varie amministrazioni baltiche, preoccupate come non mai dall'eventualità di un'invasione russa («C'è stato un raduno recente a Bruxelles dove i finlandesi e gli estoni parlavano solo di "difesa civile"»), gli stanno chiedendo consulenze per mettere in piedi strutture simili. Che, a cose normali, servono per calamità naturali, terremoti, tornadi e altri eventi estremi acuiti dalla crisi climatica. «Lo Stato colpito» spiega Alessia Mugnani Poggesi della Regione Toscana, l'unica dipendente di tutto l'Emt2 Toscana, «fa una richiesta all'Ercc, un organismo europeo. A quel punto le nazioni che hanno una struttura adeguata si candidano a intervenire. E, se lo Stato richiedente accetta, entro 48-72 ore dovrebbero essere in grado di raggiungerlo». Fare le valigie, in questo caso, non è roba da poco. Il materiale è sempre pronto nei famosi cargo pallet e in altri box di alluminio. Poi ci sono le 19 tende gonfiabili, da 10 a 5 metri per 5,6, accuratamente piegate. I generatori da una tonnellata ciascuno. La cucina. I bagni. Lo smaltitore di rifiuti. Il cibo per essere autosufficienti, sanitari e pazienti, almeno un paio di settimane. Per trasportare questo ben di dio, dal modico peso di 28 tonnellate, servono tre C130 forniti dalla 46esima aviobrigata. Tutto ciò, ovviamente, costa. Circa un milione e mezzo di euro per la struttura più 500 mila all'anno per mantenerla funzionante, tra esercitazioni, riparazioni, sostituzione delle batterie e approvigionamento di farmaci. Generalmente l'ospedale fa un viaggio di sola andata, perché poi lo lasciano nel Paese che ne ha avuto bisogno («Anche se a volte vengono cannibalizzati o lasciati andare in malora» ammette Filidei) e portano indietro solo le casse vuote. Finanziariamente le missioni sono coperte per tre quarti dall'Unione europea e per il restante dalla Regione e dalla Protezione civile.LA NECESSITÀ AGUZZA L'INGEGNO
Il Gruppo di chirurgia d'urgenza pisano ha una lunga storia. Nasce nel 1985 sfruttando la dedizione di medici e infermieri che, oltre al lavoro ordinario in ospedale, si rendono disponibili per intervenire dovunque ci sia bisogno. Dei "medici senza frontiere" pubblici, di fatto sovvenzionati dal Servizio sanitario nazionale. Filidei mi presenta Franco Colaone, uno dei veterani che sta riassettando materiali vari dopo l'ennesima esercitazione. «È un infermiere ma si è inventato più soluzioni lui di un ingegnere» mi spiega «a partire dal trasformare queste casse di alluminio in cassettiere pronto all'uso, una volta agganciate in verticale a tubi adattati da artigiani locali. Avremmo dovuto brevettarli, ci dicono all'estero, ma qui quanto a spirito imprenditoriale siamo un po' scarsi». Tra le altre trovate degne di nota un'imbracatura leggerissima per montare nelle tende le lampade scialitiche, quelle delle sale operatorie. Più il famoso bagno con maceratore, il Sanitrit che si usa negli appartamenti quando non c'è abbastanza pendenza per allacciarsi agli scarichi. Il principio cardine che hanno interiorizzato è quello che il pacifista e ambientalista Alex Langer usava come metafora di una raccolta di saggi: viaggiare leggeri. «Una volta atterrati» spiega Filidei «poi questa roba va portata sul teatro del disastro. Con mezzi di locomozione men che ottimali e strade magari distrutte. Quindi sempre meglio due scatole da 50 chili che una da 100. Perché, al peggio, in più persone si può spostare a mano». Quanto all'innovazione, per non sembrare troppo campanilisti, va detto che anche gli altri Paesi non scherzano. Come i polacchi che, per ospitare i pazienti stabilizzati e il personale sanitario usano tende comprate da Decathlon. Dal momento che il Blue Book, la bibbia dell'Oms con i requisiti per ottenere la certificazione, spesso dà solo linee guida – tipo "ricoveri sicuri" – che ognuno interpreta come vuole.SUL CAMPO
Finalmente l'azione. «Quando arrivi» spiega ancora Filidei «la prima cosa è stabilizzare i pazienti. Qui il protocollo internazionale è riassunto dalla sigla ABC che sta per airways (assicurarsi che le vie aeree siano libere, possa respirare), breathing (che effettivamente respiri), circulation (controllare la circolazione sanguigna). Quello che serve, compreso l'eventuale defibrillatore, sta tutto in uno zainetto. Durante questo primo intervento altri gonfiano le diciannove tende, partendo da quella per il pronto soccorso, la sala operatoria, il reparto traumatologico con radiografie e quello materno-infantile. Per finire con le cinque tende dormitorio per i sanitari e gli addetti alla logistica, volontari di Anpas, Croce Rosse e Misericordie. Quando tutto va bene in 12 ore dall'arrivo l'ospedale è operativo». Nelle varie esercitazioni che fanno, durante l'anno, una delle cose più importanti, assicura il chirurgo pisano, è il «team building» che al vostro cronista è sempre sembrato – tra giochi di ruolo e salti nel vuoto con la speranza che i tuoi colleghi ti prendano al volo – un passatempo americaneggiante per manager in cerca di diversivi rispetto al weekend in famiglia. Non stavolta: «Perché qui devi lavorare, in circostanze estreme, con persone che conosci poco. Senza una vera gerarchia. Quindi andare d'accordo è vitale perché non puoi certo litigare, ma nemmeno essere nervoso, mentre operi». Tendenzialmente funziona. E quelli che restano in ospedale in patria non si lamentano più di tanto se devono lavorare di più per compensare l'assenza dei colleghi in missione. «Si parla spesso male del Ssn» rivendica questo compatto, lucidissimo, articolato, quarantasettenne chirurgo, «ma qui ci sono molti spunti per vederlo al suo meglio, quando non solo resiste nonostante le mille difficoltà ma rialza la testa e rilancia». All'inizio della procedura per la certificazione, infatti, la Mugnai Poggesi aveva contattato tutte le Asl e le Aziende ospedaliero universitarie della Regione: «Se c'è qualcuno interessato a fare parte di un roster di 300 persone da cui pescare, all'occorrenza, una squadra di pronto intervento…». E sapere che ha trovato tanta gente disposta, invece del già caldo fronte in corsia, a farsi avanti per essere aviotrasportata nei più incandescenti inferni del pianeta solo per tener fede al giuramento d'Ippocrate, beh è la più ribalda risposta ai tagli al servizio sanitario. Rispetto al Pil, beninteso, l'unico indicatore che conta. Come sanno tutti i medici e come il governo finge di ignorare. Sull'emergenza questi sanitari sono i numeri uno. Ma neppure loro la consiglierebbero come strategia per il Paese.
UN ALTRO CAPODANNO È POSSIBILE
L’ultima Galapagos:
Buon anno, per iniziare! E quel periodo dell'anno in cui è ancora lecito augurarlo. Si può addirittura raccontare cosa si è fatto per Capodanno e gli auspici espressi per il 2025. Io, per dire, sono andato a una festa per i lavoratori della Gkn, che fabbricavano semiassi per le auto sin quando hanno ricevuto una mail che li licenziava tutti in tronco. Non che la fabbrica andasse male (andava benissimo) ma la proprietà aveva individuato un Paese dova la produzione costava meno. Un gran classico. Da allora, era il 2021, i lavoratori sono in assemblea permanente e forse - finché non lo vedo non ci credo - troveranno il modo di riconvertirsi nella produzione di cargo bike elettriche. Ma non è di questo che volevo parlare. La festa era nella Casa del popolo di Grassina, vicino a Firenze, la più grande casa del popolo d'Italia. Seicentottanta coperti in lunghe tavolate con gente di ogni estrazione. A parlare dal palco il mitico Dario Salvetti, portavoce della lotta e l'altrettanto mitica Luciana Castellina che a un certo punto ha cominciato a fare un confronto fra Lenin e Kautsky che un'amplificazione non all'altezza della situazione ha di fatto sabotato. A suonare invece il milanese GattoToro e i Punkcake, brillantemente sopravvissuti a X Factor. La cena era servita da Mondeggi Bene Comune. Trattasi di una "fattoria senza padroni", come dicono loro, ovvero del recupero/occupazione di terreni abbandonati, nella vicina Bagno a Ripoli, che andavano in malora fino a quando non sono stati rivitalizzati da persone che sono andate a coltivare la terra. Fanno anche dei corsi di viticoltura, apicoltura e olivicoltura aperti alla cittadinanza. Anzi, e qui arriviamo al punto, chi vuole può adottare dei piccoli appezzamenti, un certo numero di olivi, e curarli fino alla raccolta. Se non avete ancora esaurito la lista dei propositi magari ci può rientrare anche questo.
E NAUFRAGAR M’È DOLCE TRA LE PALLINE ROSSE
Dalla newsletter del Venerdì:
La più bella, a occhio, è l'immensa piscina piena di palline rosse dov'è dolce naufragar. Puoi anche andare sotto, che comunque respiri lo stesso. Un'apnea a portata di bambini. Che a Euphoria - Art is in the air, la mostra itinerante di arte gonfiabile fino a tutto marzo in corso nella Nuvola dell'Eur a Roma, si divertono parecchio. Il mare di palline si chiama Hyperlove e l'ha realizzato il collettivo italiano Hyperstudio. Loro è anche La Notte di San Lorenzo che rievoca le stelle cadenti con un gioco di luci piuttosto suggestivo. Ma, nonostante la committenza italiana del progetto (a curarlo è Valentino Catricalà per Lux Entertainment) la stragrande maggioranza delle 20 installazioni interattive è realizzata da artisti stranieri e la prossima tappa, dopo Roma, sarà il Palais Royal di Parigi. Non so se, come si legge nel comunicato, «ogni opera invita a un dialogo che trascende il materiale stesso e si fa veicolo di riflessione e cambiamento». Mi convince più una scritta sui muri di una delle opere che gioca sulla leggerezza che fa volare il cuore. Un risultato di assoluto rispetto.