#123 Un immane massacro
Diciassettemila morti a Gaza non sono ancora sufficienti? L'unico risultato che questa carneficina senza precedenti sortirà è un'insaziabile voglia di vendetta.
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Diciassettemila. Sono i morti a Gaza all’ultimo, temporaneo censimento. L’Organizzazione mondiale della sanità ha calcolato che muore un bambino ogni dieci minuti. Poi ci sono i mutilati, i feriti, i traumatizzati. La Striscia sembra diventata una terra di zombie. Non esistono zone sicure. Avanti di questo passo e di quel posto non resterà niente se non un inesauribile desiderio di vendetta. A dispetto delle tonnellate di bombe – due giorni fa in 24 ore l’Idf ne ha sganciate 250 – forse resterà solo Hamas, il seme di una nuova Hamas, con ogni probabilità ancora più sanguinaria. Non deve sorprendere: provate a immaginare cosa vorreste fare voi se sotto le bombe fosse rimasta tutta la vostra famiglia? È un massacro senza precedenti quello a cui stiamo assistendo, perlopiù attoniti. I giornali e i siti o si sono stancati o preferiscono glissare: nei giorni scorsi l’Onu che parlava di “situazione apocalittica”, un aggettivo tanto preciso quanto infrequente, era relegato in decima posizione. Prima gioca la Lazio, si impennano le bollette, Salvini e Meloni sono ai ferri corti, quasi tutto è più importante. Immaginate ora per un momento se in Germania, Francia o Spagna stessero morendo sotto le bombe diciassettemila persone. Appunto: inimmaginabile. All’indomani della barbarie primigenia, gli assassinii di Hamas contro 1200 israeliani (tra cui 859 civili inermi) del 7 ottobre, il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant aveva giurato: «Sono animali umani, ci comporteremo di conseguenza». È stato di parola e stanno mantenendo quelle promessa tremenda. Mai così tanti ospedali colpiti. Scuole. Giornalisti. Si discute addirittura di allagare i tunnel. Ma quando Giovanni Brusca dette l’ordine di sciogliere nell’acido il piccolo Giuseppe Di Matteo lo Stato italiano non ha sciolto nell’acido Brusca: l’ha processato per il suo mostruoso reato. Il passaggio dal taglione al diritto è uno dei discrimini della civiltà. Il governo Netanyahu sembra averlo dimenticato. Ci sarebbero molte cose da dire, ma non servirebbe a niente. Pochi altri argomenti producono, come questo, un’istantanea incomunicabilità tra le diverse posizioni e ciascuno mantiene la propria, fino in fondo. C’è solo da sperare che un sussulto della società israeliana, una resipiscenza americana o un altro miracolo esterno fermi la carneficina. Si è già spinta oltre ogni umana comprensione, non credete?