#119 A che ora è la fine del mondo?
1) Prima la crisi climatica, poi la pandemia, ora due guerre e lo spauracchio dell'intelligenza artificiale: abbiamo davvero i giorni contati? Un'inchiesta 2) Intervista a Greta Thunberg 3) Ransomware
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LA FINE È VICINA? NONOSTANTE LE APPARENZE, FORSE…
Prima la crisi climatica, poi la pandemia, quindi due guerre vicine. A cui va aggiunta l’angoisse du jour: l’intelligenza artificiale in versione Terminator. Ce n’è più che abbastanza per stare preoccupati e quindi al Venerdì abbiamo deciso di indagare: quanto c’è di vero in questo combinato disposto altamente ansiogeno? È davvero il momento di intonare il De profundis o, al solito, la notizia della fine dei giorni è fortemente esagerata? L’inizio del servizio di copertina in edicola:
L'apocalisse degli insetti segnerà l’inizio della fine della biodiversità? O invece, in uno scenario post-atomico, la blattella germanica sarà l’unica creatura a sopravvivere? Non è il plot di The Last of Us o di una delle tante serie tv survivalist in circolazione (gli incubi, per gli sceneggiatori, sono i nuovi sogni) ma interrogativi reali per questi tempi cupi. D’altronde le cavallette che un tempo funestavano l’Africa oggi piagano la Sardegna.
C’entra sicuramente l’aver registrato il settembre più caldo della storia, con buona pace di chi dubita dell’impazzimento climatico. Ancora sotto shock per la pandemia, che ha fatto impennare il consumo di ansiolitici, ecco l’invasione russa dell’Ucraina e l’ipotesi di “terza guerra mondiale”. Come se non bastasse, è ripartita l’antichissima questione israelo-palestinese, con un indicibile prologo horror, quindi una carneficina e forse un’escalation. “A peste, fame et bello, libera nos Domine” invocavano i fedeli nella liturgia. Le tre grandi paure – epidemie, carestie e guerre – non sono cambiate. Quanto al quarto, misterioso, cavaliere dell’apocalisse nel Nuovo Testamento, oggi sembrerebbe essere l’Intelligenza Artificiale. Da Bruxelles a Washington è tutto un moltiplicarsi di leggi per evitare che vada fuori controllo, mentre gli stessi creatori di ChatGPT inaugurano un’unità di preparedness, di preparazione (al peggio). Siamo davvero arrivati, nel giro di tre anni, sull’orlo del precipizio? «Né ridere, né piangere ma comprendere» ammoniva Baruch Spinoza. Ci abbiamo provato sentendo i migliori specialisti del settore. Andiamo con ordine.Ecoansia
Si può essere d’accordo o meno con le tattiche di Extinction Rebellion (al Venerdì Greta Thunberg aveva detto che non erano le sue però, essendo fallito tutto il resto, le rispettava), ma di certo hanno avuto un’intuizione geniale: il nome. Non combattono l’anodino “riscaldamento climatico”, né la più urgente “crisi climatica”: si ribellano all’estinzione. Termine carico, che restituisce la magnitudine esistenziale del problema. Al punto che anche l’Undp, il programma di sviluppo delle Nazioni unite, nel 2022 ha battezzato “Don’t Choose Extinction” la sua campagna per abbandonare gli idrocarburi. Oltre metà del campione di 10 mila giovani interpellati da The Lancet l’anno prima era d’accordo con l’affermazione secondo cui «l’umanità è spacciata». Una preoccupazione così ingombrante da rovinar loro il sonno, la concentrazione e l’immaginazione del futuro. Eco-ansia è un termine entrato nel lessico comune.
La sesta estinzione (Neri Pozza) è il titolo del libro di Elizabeth Kolbert, premio Pulitzer del New Yorker per i magnifici articoli sull’ambiente. «A dieci anni dalla sua uscita» dice via Zoom dalla sua casa a nord di New York, dove agli inizi di ottobre arrivava puntuale il gelo che, quasi un mese dopo, oggi invece stenta a palesarsi, «siamo solo dieci anni messi peggio». È lei a parlarci della preoccupante morìa di insetti europei che si trovano alla base della catena alimentare degli uccelli, quindi dell’impollinazione, con gigantesche ricadute sull’agricoltura. Siamo spacciati o si può fare qualcosa? E cosa? «Beh, come si dice quando sei in una buca che è diventata una trappola: smetti di scavare! Quindi niente più permessi per aprire nuovi impianti fossili, come invece è successo in Alaska o a Rosebank in Gran Bretagna: è semplicemente folle. Poi costruire un sacco di impianti rinnovabili, riconvertendo le vecchie infrastrutture. Infine investire massicciamente nella ricerca per trovare nuove soluzioni. Un esempio? L’aviazione civile va interamente ripensata».
QUATTRO VIDEO PER CAPIRE DI PIÙ
GRETA: ECCO PERCHÉ NON CI PENSO NEANCHE A MOLLARE
L’anno scorso ho intervistato Greta Thunberg. Iniziava così:
La ragazzina è cresciuta. Rispetto alle prime foto che hanno formato l’imprinting nella nostra memoria, ora Greta Thunberg ha lineamenti e uno sguardo da adulta. Dalla cucina dell’appartamento a Stoccolma che divide con alcune amiche, dopo una lunga serie di appuntamenti cancellati last minute, risponde alle domande su The Climate Book (Mondadori), il ponderoso libro sulla crisi climatica che ha concepito coinvolgendo i principali esperti in circolazione. Essere interpellata come un oracolo è, per questa diciannovenne terribilmente precoce, tanto normale quanto per una qualsiasi coetanea discutere di quale maglietta abbinare ai jeans. Per tutta l’intervista starà molto attenta a non criticare le scelte, sempre più radicali, di altri sottoinsiemi del movimento ambientalista che ha battezzato. E che, a dispetto di alcuni titoli di stampa, non ha alcuna intenzione di abbandonare. Alla fine, segnalandole una contraddizione, riuscirò addirittura a strapparle una risata che restituirà all’attivista in servizio permanente effettivo una tenera dimensione umana.
Quando ha avuto l’idea di questo libro e quanto tempo c’è voluto per metterlo insieme?
Con la pandemia, non potendo più fare scioperi e marce, avevo del tempo a disposizione e ho ragionato su come metterlo a frutto. La scelta, per studiare meglio le cause del problema che volevamo risolvere, è stata di fare un libro che diventasse la destinazione per tutti quelli che volevano approfondire. Ci son voluti quasi due anni.Come ha scelto gli esperti?
L’idea centrale era di mettere insieme storie ed esperti. Prima ho buttato giù una lista di temi. Poi ho chiesto a persone di cui mi fido di suggerirmi chi poteva spiegarli bene. Tranne rare eccezioni di gente che non aveva tempo, ho raccolto un’incredibile disponibilità di cui ancora ringrazio.Ci sono cose nuove che ha imparato da questo lavoro?
Ho capito meglio che la crisi climatica è collegata con molte altre crisi. Che è anche una crisi del sistema economico, di oppressione del sud del mondo che ha meno responsabilità ma paga un prezzo più alto. Che l’approccio giusto non è quello binario ma piuttosto quello intersezionale, che analizza non solo l’oppressione ma i modi e le culture che l’hanno generata. Insomma mi ha aiutato a connettere i punti e ad allargare lo sguardo.Esiste un consenso nella comunità scientifica sulle soluzioni da adottare contro la crisi del pianeta?
L’unico consenso è sul fatto che rapidissimamente dobbiamo abbandonare la nostra dipendenza dalle fonti fossili. Su come farlo ci sono ancora molte opzioni diverse.
PAGA O TI ROVINIAMO!
L’ultima Galapagos:
Ho ricevuto questa mail. "Salve! Purtroppo ci sono brutte notizie per te. Qualche tempo fa il vostro dispositivo è stato infettato dal mio trojan privato, R.A.T (Remote Administration Tool), se volete saperne di più basta usare Google. Il mio trojan mi ha permesso di accedere ai tuoi file, ai tuoi account e alla tua fotocamera. Controllate il mittente di questa e-mail, l'ho inviata dal vostro account di posta elettronica. Per essere sicuri di leggere questa e-mail, la riceverete più volte. Ti piace molto consultare i siti porno e guardare video sconci, divertendoti in modo perverso. Ti ho registrato (attraverso la tua telecamera) mentre ti soddisfavi! Poi ho rimosso il malware per non lasciare tracce. Se ancora dubitate delle mie serie intenzioni, bastano un paio di clic del mouse per condividere il video di voi con i vostri amici, parenti, tutti i contatti e-mail, sui social network, sulla darknet e per pubblicare tutti i vostri file. Tutto ciò di cui avete bisogno è un trasferimento di 1800 USD in Bitcoin (BTC) sul mio conto. Dopo che la transazione sarà andata a buon fine, procederò a cancellare tutto. Siate sicuri, mantengo le mie promesse". Ci sono, nel messaggio, cose vere e false. In effetti la mail proviene dal mio indirizzo. È vero che è mi è già arrivata più volte. Non è vero che sono un habitué di siti porno. Segue indirizzo Bitcoin dove fare il pagamento. Con tanto di deadline: "Il tempo a disposizione è di non più di 3 giorni dall'apertura di questa e-mail. Avendo accesso a questo account di posta elettronica, saprò se questa e-mail è già stata letta. Tutto sarà eseguito in base alla correttezza. Un consiglio da parte mia: cambiate regolarmente tutte le password dei vostri account e aggiornate il vostro dispositivo con le più recenti patch di sicurezza". Ecco un consiglio che sento di sottoscrivere. Poi, se succede qualcosa, vi racconterò com'è finita. (La minaccia più credibile però fu quando mi arrivò un'altra richiesta di riscatto perché avevano intercettato la mia password base che, purtroppo, era vera. Non ho pagato e sono ancora vivo).
Epilogo
Ci sono, basta leggere le notizie da Gaza, motivi terribilmente più seri di angoscia rispetto all’intelligenza artificiale o altre fanfaluche di cui ci piace occuparci.