#108 12 cose da non perdere (o da evitare)
Serie, film, libri, musei e riviste: una lista di consigli
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Prologo
Numero agostano, fuori formato e anche nel giorno non canonico. Se LSDC è già, di per sé, un’antologia, questa è l’antologia dell’antologia. Ovvero una piccola selezione dai consigli/sconsigli che ho scritto sulla newsletter del Venerdì. Buona visione, o ascolto, o quello che è
THE 40-YEAR-OLD VERSION
Se la vita ti offre limoni, ovvero "fregature" nell'argot americano, strizzali (negli occhi della gente). Così recita un'antica saggezza yankee. Radha Blank, autrice, regista, produttrice di "The 40-Year-Old Version", interpreta un ex-giovane promessa della sceneggiatura che ha dovuto gestire la sua dose di agrumi amari. Nera, le produrrebbero solo spettacoli paternalistici e pieni di cliché. Lei non ne vuol sapere. E se quello che ho da dire, si chiede, lo dicessi con l'hip-hop? Sarebbe più facile. Forse. Bell'apologo su bisogni, desideri e compromessi che tutti proviamo, rocambolescamente, a incastrare.
Ottimo.
ON THE ROCKS
Se non dell'amore, il matrimonio è almeno la tomba del sesso. Con i bambini come allegri fossoyeurs, per dirla con Brassens. Però la bella Laura comincia a temere che il problema non sia tanto generico quanto specifico. Forse il marito Dean non fa più l'amore con lei perché le preferisce una collega? Il padre, l'adorabile libertino interpretato da Bill Murray, si offre per aiutarla a investigare. Con On the rocks (Apple Tv) Sophie Coppola prova una variazione del magnifico Lost in translation. Il tempo passa per tutti, ma la grazia resta.
Buono.
RECOMENDO
Nel penultimo numero Recomendo parlava bene di una serie tv (The Umbrella Academy), di un cuscino memory foam, di un apparecchio per tagliare i peli degli orecchi, delle prese smart comandate da Alexa, di uno schema grafico sui vari modi di prendersi cura di se stessi. La newsletter di Kevin Kelly, tra i fondatori di Wired, propone ogni domenica mattina sei brevi raccomandazioni. Con la candida convinzione che non esista problema irrisolvibile, ma solo attrezzi sbagliati. Per le feste c'è la Happy List di acquisti che han fatto felice il curatore nel 2020. Abbonatevi, vale la pena.
Ottimo.
THE MIDNIGHT SKY
Ma perché George Clooney che è bello, impegnato, simpatico e ormai quasi più comasco che di dove è nato lui, ha fatto un film così? Parlo di The Midnight Sky, il correlativo oggettivo del film di Natale ai tempi ristretti del Covid. È l'ennesimo di una serie a tema spaziale (Interstellar, The Martian, Ad astra) che, dalle pagine di fantascienza, è ormai atterrato di buon diritto in quelle di economia dove si parla dei progetti di Elon Musk. Trama esangue, e passi, però poi succede che la classica tempesta di asteroidi danneggia l'astronave e tre dei nostri eroi devono uscire a ripararla. Tranne un moschettone, galleggiano nell'immensità. E i colleghi al calduccio non trovano di meglio che cazzeggiare e mettere in filodiffusione Sweet Caroline di Neil Diamond. Provate a immaginare la situazione. Segue classica nemesi.
Da evitare.
PRETEND IT’S A CITY
Fate finta che sia una città, Pretend it's a city, intima Fran Lebowitz (pronunciare: libouiz) alle legioni di newyorchesi che camminano come sonnambuli con la testa incassata dentro lo schermo del telefonino. Giornalista di costume, autrice, performer in spettacoli in cui fa se stessa, ovvero un essere umano particolarmente intelligente e altrettanto allergico alla politesse sociale («Non le sembra che la correttezza politica sia soffocante?» le chiede uno dal pubblico. E lei: «Io respiro benone»). Il suo prisma è New York, città-mondo. Sulle aste d'arte: «Arriva un Picasso: silenzio. Battono il prezzo: applaudono. Viviamo in questo mondo qui». Sul sovrano disinteresse verso lo sport: «Se un giorno mi vedeste in uno stadio vuol dire che han fatto retata». Sull'ortoressia imperante: «Ho offerto una caramella a un bambino e sua madre ha reagito come se gli avessi dato una pistola». Mini serie splendida di e con il suo vecchio amico Martin Scorsese, su Netflix.
Ottimo.
PRESADIRETTA
È una notizia farcita di record quella sull'inchiesta, poi processo, Rinascita Scott sulla 'ndrangheta nel vibonese: 3000 poliziotti, 334 arrestati, un provvedimento lungo 13.500 pagine, un'aula bunker da oltre 3000 metri quadrati costruita appositamente. Eppure non ha avuto una rilevanza commisurata a questi numeri né sui giornali (il Venerdì però se n'era occupato con un reportage) né in tv. Rimedia magistralmente Riccardo Iacona con un'intera puntata di Presadiretta recuperabile su RaiPlay. Usura, estorsioni, minacce («Non mi dai il tuo terreno? Ti faccio saltare in aria con la tua macchina»), morti. Con l'attiva complicità di politici, locali e nazionali. E, sul fronte opposto, il procuratore Nicola Gratteri. Servizio pubblico in purezza.
Ottimo.
SOULMATES E THE ONE
Va forte l'amore more geometrico demonstrato. L'illusione che la chimica sentimentale sia computabile e che quindi un algoritmo sappia risolvere il problema una volta per tutte. Sia Soulmates (Prime Video) che The One (Netflix) sono basati su questo assunto. Tu fai un esame e il software setaccia l'universo mondo per trovare la tua metà esatta. Se stavi bene (più o meno) con tua moglie vai in crisi, perché ormai sai che il match ideale potrebbe essere un altro. In Soulmates ogni puntata ha protagonisti nuovi, ma il dispositivo si ripete e stanca. In The One la scienziata che ha inventato il test diventa una cattiva caricaturale già alla fine della prima puntata. Bella l'idea, molto meno la realizzazione.
Tra così così e da evitare.
LA SCALA CELESTE
C'era quella vecchia espressione altamente scenografica: dare l'assalto al cielo. È quello che fa, alla lettera, Cai Guo-Qiang, il Picasso dei fuochi d'artificio nel documentario La scala celeste (Netflix) che racconta la storia della sua sfida più ambiziosa. Costruire una vera e propria scala verso l'infinito dove montanti e pioli sono di materiale pirotecnico. È l'ossessione della sua vita: ci prova una volta, due volte, tre. Nel frattempo, partendo da un villaggio cinese, è diventato il numero uno del settore, protagonista della memorabile cerimonia di apertura delle olimpiadi di Pechino. La bellezza struggente dei fuochi d'artificio sta nella sproporzione assoluta tra lunghezza dei preparativi e durata dell'evento. Metafora generale dell'esistenza: una ardua scalata per godersi infine qualche minuto di vista dalla cima. Ars longa, vita brevis. Una volta sul cocuzzolo Guo-Qiang videochiama la nonna per fargli vedere che ce l'ha fatta.
Ottimo.
MUSEI CAPITOLINI
La Cappella Sistina in (relativa) intimità. Comunque sufficiente per rimirare ogni affresco di Botticelli, Perugino, Pinturicchio senza che nessuno ti sgomiti addosso. I Musei Capitolini con un distanziamento sociale mai visto prima, incluso sulla magnifica terrazza Caffarelli con vista sulla Grande bellezza. La mostra dei Marmi Torlonia in tutto il suo splendore. Josef Koudelka all'Ara Pacis. Prenotate online un finesettimana a Roma. È una tregua rara dalla "pazza folla" che non durerà per sempre.
Capolavoro.
GLORIA MUNDI
Lui si è messo in proprio con Uber fin quando dei tassisti inferociti gli spezzano un braccio. Il fragile equilibrio economico crolla e anche la coppia ne soffre. Intanto il cognato apre un secondo negozio ultra-discount con l'usato di poveracci che si vendono il vendibile. Sullo sfondo un'umanità che, anche alle soglie della pensione, costantemente flirta con il disastro finanziario. Robert Guédiguian, l'alter ego cinematografico dell'indimenticato Jean-Claude Izzo, torna con un film magistrale sulla precarietà dell'esistenza in un tempo in cui, citando Marx, il capitalismo ha affogato i nostri sogni nelle acque ghiacciate del calcolo egoistico. Gloria Mundi, forse addirittura meglio del Sorry We Missed You di Ken Loach.
Capolavoro.
YOGA
Il Venerdì l'ha messo in copertina. Tutto il mondo ne ha parlato. L'ex moglie ne ha confutato pezzi interi («Sull'isola di Leros coi rifugiati non c'è stato due mesi, ma pochi giorni»). Ma se ha ragione lei la quantità di verità che Emmanuel Carrère riesce a estrarre da un periodo così breve sarebbe ancora più stupefacente. Yoga (Adelphi) è un libro sulla depressione e la meditazione (migliore definizione breve di sempre: «Consiste nel sedersi e nello stare per un certo tempo immobili e in silenzio»). E sulla consapevolezza, troppe volte dimenticata, che «è utile, quando la vita ti sorride, sapere che te le darà di santa ragione, e quando brancoli nel buio che tornerà la luce».
Capolavoro.
PER LUCIO
Lucio grosse scarpe poca carne, Lucio cuore in allarme. È un Dalla che non ti aspetti quello di Per Lucio, il documentario di Pietro Marcello, sempre apprezzato dalla critica e infine acclamato per il suo Martin Eden (film del 2020 secondo il New York Times). Un Dalla politico, che commenta la Fiat e interpella Craxi, più Guccini che Dalla ma con un altro stile. Un documentario pieno di filmati dell'archivio del movimento operaio (Marcello è un asso dell'uso del repertorio). Con i due amici di una vita, il manager "Tobia" e il filosofo Stefano Bonaga che, dopo una lunga consegna del silenzio, accettano di parlare. Con una sincerità pre-body shaming.
Ottimo.
Epilogo
Perché non accontentarsi di un classico decalogo invece che osare un dodecalogo? Perché i lettori di LSDC si meritano di più: mi son voluto rovinare.