#10 La sinistra, o chi per lei
Alle radici di Letta; la scintilla di Provenzano; se 32 ore vi sembran poche; il socialista Rossi; Civati, Cuperlo, Schlein; il Labour inglese almeno sa cosa vuole: Sanders, perdente di successo
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Prologo
Una mia amica rigorosissima che mi ha parzialmente ispirato l’ultimo libro, una che alle serie tv preferisce leggere Guido Crainz, mi chiama per commentare l’elezione di Letta. È entusiasta e vuol sapere che impressione ha fatto a me. Penso che Letta sia una persona seria, competente, di caratura internazionale. Però frequentavamo abusivamente la biblioteca della Normale negli stessi anni e allora ci faceva molto impressione che fosse il segretario dei giovani democristiani europei. Ci sono colpe peggiori, però è un imprinting duro a morire. A questo punto un po’ di contesto familiare è essenziale. Salvatore Staglianò, lo zio di mio padre, ex-sindacalista autodidatta, è stato tra i fondatori del Partito marxista-leninista. Mio padre, dopo una giornata di lavoro in una banca notoriamente dc e mezza giornata di studio per prendere la seconda laurea, passava uno spropositato numero di sere nella sezione viareggina del Pci con la convinzione adamantina che quegli straordinari notturni avrebbero contribuito a cambiare il mondo. Quindi, rispetto a quei Lari e Penati, il buon Letta continua a risultarmi un po’ esangue. Ma magari mi sorprenderà.
I LETTAS. UNA FAMIGLIA VOTATA AL SUCCESSO
Qualche anno fa, peraltro, l’allora mio capo Attilio Giordano mi aveva mandato a fare un servizio alle radici di quella dinastia di successo. Il pezzo (è leggibile tutto fuori abbonamento) iniziava così:
AVEZZANO. Bisognerebbe chiederlo al matematico Giorgio Letta, esperto di processi stocastici, quante probabilità c'erano che da una singola famiglia venisse fuori una squadra così. L'eterna eminenza grigia della politica italiana; due accademici di prima grandezza; una vicepresidente della Croce rossa; un affluente assicuratore e un gran manager con case in tutto il mondo e relativa crisi spirituale di mezz'età. Per non dire, una generazione sopra, di uno dei prefetti più ardentemente mussoliniani del Ventennio. E, una generazione sotto, del vice-segretario generale della Camera. Dell'amministratore delegato della Medusa Film. E, in ultimo, del neo-presidente del consiglio. Tutte le famiglie felici si somigliano. Quelle italiane di successo ancora di più. Prima fasciste. Poi democristiane. Quindi di centrosinistra. Moderatamente. Anzi, con «sobria soddisfazione», come ha detto il premier Enrico commentando il suo stesso esecutivo.
E poi:
Passioni tristi, ma determinazione di ferro. I Lettas sono i nostri Kennedy, però senza gli scandali. Una dinastia rivestita di Teflon e lastricata di superlativi. Dagli appunti di quasi un'ora di conversazione con uno che li conosceva bene ricavo solo questi aggettivi: straordinari, meravigliosi, spartani, brillantissimi, estremamente religiosi e disponibili, esemplari. Mai un calcio a un pallone che accidentalmente spacca un vetro.
E ancora:
Gianni è anche lo zio di riferimento del neo-premier. Quando Enrico studia a Pisa, ben prima di diventare presidente dei Giovani democristiani europei – una dicitura che, agli studenti pisani dell'epoca, suonava come un ossimoro – passa lunghe estati da lui a Roma e altrove in villeggiatura, con il cugino Giampaolo che ora è amministratore delegato di Medusa Film. Vincenzo, il fratello di Enrico che fa il grafico pubblicitario, se la intende molto di più con Corrado, lo zio che dipinge come lui e che la vulgata marsicana definisce «ribelle». Pare che non avesse tanta voglia di studiare. È l'unico cui, invece dei marmi del ginnasio Torlonia, toccherà l'istituto per geometri.
E comunque finivo dicendo che tutta quella sobrietà, dopo tanti anni trash, era comunque un bel passo avanti.
PROVENZANO, IL NEO-VICESEGRETARIO
Letta ha peraltro appena nominato suo vice l’ex ministro al Sud Peppe Provenzano, espressione di un altro tipo di sinistra. L’avevo intervistato nel febbraio 2019 in occasione dell’uscita del suo libro La sinistra e la scintilla (Donzelli) di cui dirò di più sotto. Un passaggio sul vincere a sinistra, ai tempi del fiasco di Leu e dei mini-numeri di Potere al popolo:
«Rispondo con la sinistra che governa in Portogallo, Spagna e Grecia. La Brexit ha rivitalizzato il Labour, mandando in orbita il pur ambivalente Corbyn. Trump ha resuscitato i socialisti con Sanders e Ocasio-Cortez. Solo da noi perde sia la sinistra moderata che quella radicale. Direi che è un problema di offerta più che di domanda. Liberi e uguali voleva fare Corbyn ma con i blairiani degli anni 80».
LA SETTIMANA DI 4 GIORNI
Provenzano mi è tornato in mente perché è uno dei pochi esponenti della sinistra nostrana ad avermi parlato, in quella stessa intervista, dell’urgenza di mettere mano all’orario di lavoro. Tema tornato d’attualità, nel resto del mondo intendo, in questi tempi pandemici. Ne scrivo in Galápagos:
Un gruppo guidato da John McDonnell, ex cancelliere ombra del Labour di Corbyn, ha invece inviato a Biden, Merkel e Johnson una lettera aperta che chiede la settimana di 4 giorni. Ad agosto anche il potente sindacato tedesco IG Metall ha proposto una misura analoga. A oggi quasi due terzi delle aziende che sono passate alla settimana corta riferiscono di aumenti di produttività, stando a un paper dell'università di Reading. Da noi il tema è cospicuamente assente.
L’EX GOVERNATORE ROSSI
Faccio poche interviste ai politici italiani. Nel marzo del 2016, in maniera del tutto inaspettata, l’allora governatore della Toscana Enrico Rossi aveva lanciato la sua candidatura alla guida del Pd, di fatto sfidando Renzi. Sul fatto che la categoria di destra-sinistra fosse superata diceva:
Non lo è affatto. Ideologico è semmai sostenerlo. Credo, ancora con Bobbio, che il valore cardine della sinistra resti l'uguaglianza, seguita dalla libertà. Per questo la lotta contro la disuguaglianza dovrebbe essere centrale. E invece questa e altre sfide sembrano oggi che le ponga soltanto papa Francesco. Se uno prova a proporre un orizzonte di valori più ambizioso, gli ribattono: sii concreto. Ecco, detesto questa lobotomizzazione in nome della concretezza. Berlinguer, per dire, non si è fatto mai intrappolare da questo ricatto dialettico.
CUPERLO, CIVATI, SCHLEIN
Gli unici altri esponenti del Pd e dintorni con cui ho avuto episodici rapporti (e che stimo) sono stati Pippo Civati, che ha presentato a Roma il mio Lavoretti, e Gianni Cuperlo che voleva coinvolgermi in un gruppo di studio sul lavoro di cui poi non si è fatto niente. E nel 2013, quando ancora lavorava a un bel documentario sull’emigrazione albanese, ho conosciuto Elly Schlein che mi sembra tra le più belle speranze di un partito in enorme crisi di identità.
LA LEZIONE DI MOMENTUM
Per guardare fuori da casa nostra nell’estate del 2018 ero andato a Bristol per fare un pezzo su Momentum, l'organizzazione che aveva scongelato Jeremy Corbyn dal permafrost vetero-marxista per fargli conquistare la guida del Labour. Avevo partecipato a un corso di formazione per aspiranti consiglieri comunali, terribilmente utile anche alle nostre latitudini.
L’insegnante:
Il programma prevede tra l'altro brevi cenni su come funziona un consiglio comunale, arte del negoziato, team building, retorica e conversazioni persuasive. L'insegnante è Beth Foster-Hogg, la responsabile nazionale del training dei già oltre 40 mila membri di Momentum. Ha 21 anni (il che introduce la prima differenza di fuso culturale rispetto a quello italiano che, per una sua coetanea, prevederebbe al più la responsabilità delle fotocopie). (…) Dove ha imparato ciò che insegna oggi? «Nella mia scuola di Hackney, il quartiere di Londra dove sono nata, il 90 per cento degli studenti era di origine straniera. Quella diversità mi ha formato. Per me temi come disoccupazione, penuria di case popolari e austerità sono stati pane quotidiano.
Il training:
Il clou della mattina è il gioco di ruolo. I partecipanti – insegnanti, informatici, pensionati vari – dovranno affrontare un caso realmente accaduto: come convincere i politici locali ad accogliere 10 famiglie siriane (o 50 individui) a Islington, quartiere di sinistra ma già a corto di 30 mila abitazioni di edilizia a buon mercato per gli inglesi? Funziona che, a rotazione, qualcuno deve impersonare il direttore di una comunità islamica e due responsabili di altrettante scuole, e qualcun altro i tre consiglieri.
Pochi concetti, ma chiari:
Questa enfasi sul versante emotivo del discorso si ritrova anche nel manualetto Train the trainer di Momentum. Perché «i nostri valori e motivazioni normalmente derivano dalle nostre emozioni ed esperienze personali piuttosto che dalla nostra analisi del mondo». Dunque: iniziare con storie personali; tacere gli aspetti che dividono e valorizzare quelli che uniscono; farla breve (ci si distrae già dopo 10 secondi). E se vi dicono che bisogna spendere meno per ridurre il debito, cambiare il frame, uscire dalla cornice dell'austerity facendo notare che se tutti spendessero meno ci sarebbero meno consumi, i negozi chiuderebbero e la gente perderebbe il lavoro. Segue elenco puntato dei punti forti della piattaforma Labour tra cui: bandire i precarissimi contratti a zero ore, alzare il salario minimo a 10 sterline entro il 2020, abolire gli stage non pagati, prevedere 30 miliardi di sterline per il servizio sanitario sanitario, rinazionalizzare energia, acqua e poste. Una paginetta, ma molto chiara. Da dire, ripetere, scolpire nella testa di chi ascolta.
Cosa risponderebbe il Pd se gli chiedessero, a bruciapelo, quali sono le cinque idee forti che lo caratterizzano? Io da osservatore non saprei rispondere, magari loro sì.
DOPO BERNIE AOC
Di fatto mi appassiono solo per i perdenti. Sono un anti-predittore di successo: quelli che piacciono a me generalmente non vanno lontanissimo. Ho seguito Bernie Sanders per quattro giorni nelle prime primarie in Iowa, nel febbraio del 2016 (qui il reportage dove notavo come lo bollassero di pericoloso rivoluzionario quando voleva solo che gli Stati uniti assomigliassero più all’Europa). L’ho rivisto a San Francisco per le elezioni successive, un po’ ammaccato (con tanto di video). Magari Alexandria Ocasio-Cortez riuscirà dove non è riuscito lui.
DA LEGGERE: LA SINISTRA E LA SCINTILLA
Frasi scelte:
E poi ridono, ridono tutti. C’è una cosa che mi colpisce nei leader politici di oggi. L’assoluta mancanza di gravità di fronte agli eventi, di serietà nel rapporto con le proprie comunità. Con «un sorriso», saluta Matteo Renzi; con «un bacione», Matteo Salvini anche quando ghigna. Luigi Di Maio ride, ride sempre, forse ancora incredulo di trovarsi dov’è.
Mentre la sinistra è stata al governo, le condizioni di vita della maggioranza della popolazione sono peggiorate e le disuguaglianze si sono aggravate.
È con la Terza via che la sinistra diventa centro.
Il definitivo divorzio tra sinistra e mondo del lavoro, con un segretario del Pd che arriva ad affermare che, «per gli operai, ha fatto molto di più Marchionne che certi sindacalisti».
Non basta redistribuire, essenzialmente con la tassazione e il welfare, ma pre-distribuire, intervenire cioè sui meccanismi di formazione della ricchezza per garantirne una più equa distribuzione
Il punto di partenza, per il grado di deterioramento del nostro mercato del lavoro, è l’introduzione di un salario minimo legale. In Italia, questa misura si scontra con la resistenza del sindacato.
DA VEDERE: PROCESSO ALLA ‘NDRANGHETA
Riccardo Iacona al suo meglio sul maxi-processo con mini-copertura mediatica alla ‘ndrangheta calabrese. Presadiretta fa servizio pubblico in purezza. La puntata integrale qui.
DA ASCOLTARE: CHI RUBA NEI SUPERMERCATI
Epilogo
Tu da che parte stai?