#159 Bassa velocità
Ci siamo giustamente indignati per l'estate horribilis dei treni ma i ritardi, per le nostre ferrovie, partono da lontano. E ci piazzano piuttosto male nella classifica europea. Un'inchiesta
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NO, NON E UN PROBLEMA BALNEARE
Sul Venerdì in edicola (e online qui) un’inchiesta sui drammatici ritardi che chiunque prenda un treno conosce sin troppo bene. L’incipit:
UN CHIODO piantato male in un cavo spezza l’Italia in due. Annichilisce la stazione Termini per un giorno con 100 treni, c’è chi dice il doppio, cancellati: il 2 ottobre 2024 diventa il mercoledì nero di Trenitalia. Dopo un’estate che rimarrà negli annali come horribilis: dai vagoni dell’Alta Velocità bloccati in galleria per quattro ore senza aria condizionata, ai tempi di percorrenza aumentati di 100, 150, 200 minuti. Con luglio il mese più crudele: googlare “ritardi treni luglio 2024” per credere. Sino a quando la narrazione aziendale diventa “È colpa dei cantieri del Pnrr”, versione su rotaia dello “Stiamo lavorando per voi”. Però, dal momento che i grossi cantieri sono finiti il 23 di agosto, dovevamo essere tornati nella normalità. Che, detto in percentuali assai difficoltosamente ottenute (su questo torneremo), significa 6 treni AV puntuali su 10 a luglio (61 per cento). Sette ad agosto (71). E poco più di 7 a settembre (73). Pochi o tanti? Solo una comparazione permette di rispondere. E allora in Francia e in Olanda, dove adottano la più stringente definizione di puntualità europea – un comporto di 5 minuti contro i nostri 10 – sono rispettivamente sopra 8 e 9 su 10. In Spagna, dove lo sforamento ammesso è di soli 3 minuti, sopra 8. E a guardare l’ultimo documento della Commissione europea, con dati di quattro anni fa ma con piazzamenti sostanzialmente immutati, peggio di noi facevano solo Ungheria, Romania, Grecia e Slovenia. Insomma, eravamo partiti a luglio con questa inchiesta per capire le ragioni della crisi. Siamo arrivati a destinazione il 2 ottobre a Termini con la deprimente sensazione che la bassa velocità sia un problema di tutte le stagioni. E da molte stagioni.
E un estratto sul confronto europeo:
Di treni Roma-Milano, in effetti, ce n’è una marea (164 contro i 90 Madrid-Barcellona e i 60 Parigi-Lione): basterebbero meno ma con la ragionevole garanzia che arrivino in tempo perché ormai tocca prendere quello prima perché non ti fidi più. Così le tre ore ri-diventano quattro. C’è qualcosa che si può fare, sull’infrastruttura? Risponde De Maria: «Dove si può si implementano tecnologicamente le linee, tipo Bologna-Rimini. O si aggiungono binari (Milano-Padova). O tra Bari e Napoli. O sull’Adriatica, dove tra Molise e Puglia c’è ancora un tratto a unico binario. Ma per qualità e sicurezza, oltre a quella straordinaria, è fondamentale la manutenzione ordinaria. Se però la rete, con l’arrivo dei francesi nel 2026, diventa ancora più satura, i problemi torneranno a galla». Giro il quesito a Trapani: «Ma quello del ministro Salvini non era il governo delle grandi opere? E allora copiassero Francia e Spagna dove le linee veloci e quelle normali non si incontrano mai. Il sistema misto è il nostro tallone di Achille, se non affrontiamo quello non c’è salvezza. C’erano due progetti per raddoppiare la Direttissima, ma non se n’è sentito più parlare».
Avevo chiesto di parlare con gli estensori del Rail Market Monitoring Report 2023, l’ottava edizione del rapporto sui treni che dal 2007 fa la Commissione europea, ma ci accordiamo per alcune domande scritte. Come si piazza la puntualità dell’AV rispetto al resto d’Europa? «Nel 2020, l’ultimo anno analizzato, era del 66 per cento, più bassa dell’83 della media Eu27. Peraltro quell’anno, causa Covid, la rete era meno congestionata e ci sono stati meno ritardi». Da quando fate il Report siamo migliorati o peggiorati? «Limitandoci all’AV, nel 2015 era puntuale il 64 per cento dei treni, numero sceso al 53 nel 2018. Poi risalito al 65 l’anno dopo e al 66 quello dopo ancora». In ogni caso sempre sotto la media Ue dell’85 (2015) e 79 per cento (2018 e 2019). Quindi, purtroppo, non è un problema balneare. E neppure di chiodi. Il Report dà anche alcuni consigli su come migliorare: «Intervenire sui colli di bottiglia, siano essi snodi congestionati o binari unici. Superare le disparità regionali, con treni e infrastrutture moderne fornite uniformemente in tutto il Paese».
APRITE QUELLA PORTA
L’ultima Galapagos:
Vado a Oslo per lavoro. Riesco miracolosamente a trovare un hotel a prezzi da Europa meridionale. Dopo una serie di interviste arrivo finalmente verso le 22 per prendere possesso della camera. Sembra facile. Scopro che l'albergo non è un albergo, ma una bella palazzina in cui le camere sono state riadattate a monolocali. Per entrare però – e non c'era scritto sul sito della prenotazione – c'è da scaricare una app. Vander, si chiama, e mandandoti un codice sul telefonino dovrebbe permetterti di varcare il portone prima ed entrare in camera poi. Fuori, intanto, piove e anche il semplice scaricamento con le dita bagnate diventa arduo. Ma c'è un altro cliente norvegese che sapeva da prima come comportarsi e mi fa entrare nella hall. Nella hall c'è un wifi ma la app continua a dire "errore di connessione". C'è anche un numero di telefono per le emergenze. Che però sovrintende, apprenderò dopo, un molto ampio numero di sistemazioni con check in automatizzato (come mi era successo tanti anni fa in California, quando avevo scoperto dell'esistenza di Zoom). Non sa risolvere il caso. Dopo un quarto d'ora mi richiama una gentile gestrice dell'albergo-non albergo. "È un sistema nuovo anche per noi" esordisce. Mi manda nel seminterrato dove una specie di totem dovrebbe fornire un codice di emergenza. Ma non riesce a farlo perché la mail con cui la prenotazione è stata fatta è quella dell'agenzia, che si è ben guardata dall'avvisarmi, non la mia. Non so come la gentilissima norvegese riesce a forzare il sistema (che non ha fatto cilecca solo con me, scoprirò più tardi) e, dopo 30 minuti di bestemmie represse, riesco a entrare in camera. Non si si uccidono così anche i cavalli.
DIBATTITO CON ELLY SCHLEIN
Ieri sera, nella splendida libreria Spazio Sette di Roma, ho parlato di Hanno vinto i ricchi con Elly Schlein che, molto generosamente, ha accettato il mio invito. È stata una bella discussione, registrata qui sopra da Radio Radicale (basta cliccare sopra l’immagine). Grazie ai tanti che c’erano e a chi l’ascolterà. Stasera, invece, ne parlo con Makkox a Propaganda Live.
Epilogo
Mentre noi viviamo la nostra vita il massacro di Gaza continua. E Israele, che vuole sfondare in Libano, spara anche sugli italiani dell’Unifil. Fino a quando ci sembrerà normale?
Riguardo alle ferrovie hai perfettamente ragione, la gente è terrorizzata sui treni ad arrivare in ritardo con le coincidenze, e io lo vedo tutte le settimane, e nel governo sembra che nessuno se ne occupi.....
Bravissimo!! Le cose dette sono chiarissime. Ad essere sincero Non mi pare di vedere una prosecuzione a quello che tu dici così profondamente da parte della segretaria del PD che difende solo la propria posizione, Almeno così mi pare. Io penso che ci vorrebbe un ragionamento più profondo su una crisi dei sindacati e il problema di una sinistra che si sposta più verso il centro e sempre di più E come fai tu ci vorrebbe un'analisi più complessa della situazione sociale Italiana ed economica: non è solo una questione di partito, Mi dispiace dirlo. Grazie mille comunque Riccardo per le cose significative che dici. Luca Fiorentini